Il prossimo convegno del Centro di Studi di Storia e d’Arte di Pistoia (CISSA) è dedicato ai temi “innovazione, invenzione e sperimentazione” in Italia (metà X secolo – metà XIV)

Nel febbraio scorso, esprimendo il timore che il Covid-19 avrebbe potuto innescare una vera e propria pandemia, un quotidiano italiano scriveva: «L’epidemia nell’epoca nella globalizzazione può dare origine ad un nuovo Medioevo». Come in quell’epoca lontana, infatti, gli uomini avrebbero rischiato di trovarsi in balia di una malattia incontrollabile e letale, capace di generare, in una catena funesta di conseguenze, isolamento, povertà e fame. Ma il caso non è certo sporadico. Il Medioevo come modello di società primitiva, pericolosa e soprattutto arretrata viene evocato sui media nelle occasioni più varie. Un paio d’anni fa un uomo politico scomodò la definizione di «medievale» addirittura per il provvedimento che confermava la chiusura dei negozi la domenica …

Normalmente gli studiosi del periodo, cui il permanere degli stereotipi negativi è assai familiare, si consolano pensando che questa immagine, oltre tutto applicata ad un’età di mezzo spesso cronologicamente indistinta, sia ormai piuttosto residuale, se non nell’opinione pubblica nel suo complesso, almeno nel mondo dell’università e, grazie ai buoni manuali prodotti negli ultimi decenni, anche della scuola. Ma è davvero così? Non lo crediamo. Siamo invece convinti che anche presso il pubblico più avvertito la rappresentazione dominante del Medioevo si identifichi, nell’ipotesi più ottimistica, con la suggestiva metafora dei «nani sulle spalle dei giganti» utilizzata da Giovanni di Salisbury più che con quella di un’epoca capace di trasformarsi mettendo in discussione la tradizione. Dal canto loro molti medievisti hanno contribuito e contribuiscono ad evidenziare gli elementi dinamici e innovativi delle società che indagano, ma è forse fin qui mancato un collegamento più organico fra gli ambiti studiati, una ricostruzione ‘sistemica’ delle forme di ‘creatività’ che connotarono – sebbene con varie modalità e gradi – i differenti momenti del millennio medievale.

Il XXVIII Convegno del Centro italiano di studi di storia e d’arte di Pistoia, dal titolo Medioevo che crea. Innovazione, invenzione e sperimentazione (Italia, metà X secolo – metà XIV) ha l’ambizione di misurarsi con questa impresa scegliendo come terreno di analisi la Penisola nei secoli del suo più accentuato sviluppo.

La ratio di una simile scelta è abbastanza trasparente: da un lato la necessità di delimitare uno spazio geografico sufficientemente vasto ma non troppo dispersivo, dall’altro quella di individuare una cronologia larga e che riflettesse una conclamata fase di mutamento, pur nella consapevolezza che le origini dei processi indagati potrebbero condurci a guardare un po’ più indietro rispetto al termine di partenza e le loro conseguenze a spingerci un po’oltre il punto di approdo.

Si tratta probabilmente di un tentativo temerario, se non altro perché il numero dei fenomeni osservabili nella prospettiva qui presentata è potenzialmente elevato e i criteri di selezione sono sempre perfettibili. Non a caso la prima bozza del programma prevedeva un numero di interventi incompatibile con la durata media di un incontro a carattere scientifico e dunque numerosi temi si sono dovuti eliminare o ricomprendere in altri più generali. Il risultato di questo lavoro, al momento provvisorio, è una struttura articolata in cinque grandi ambiti all’interno dei quali si inseriscono i singoli contributi dei relatori: le forme del potere e la vita civile, la città e i servizi, tecnica, società ed economia, le trasformazioni del sapere, nuovi linguaggi, idee e rappresentazioni. Difficilmente il quadro risulterà completo, ma siamo convinti che valga la pena di cominciare a tracciarne le linee principali.

È evidente, anche solo sulla base di queste sintetiche considerazioni, che l’approccio richiesto ai relatori sia di carattere eminentemente sintetico e interpretativo. Il fatto che le coordinate spaziali siano relativamente contenute invita a introdurre elementi di comparazione, e non necessariamente ed esclusivamente con altre regioni del mondo occidentale, mentre l’ampio arco temporale indicato impegna tutti ad uno sforzo di generalizzazione, ma naturalmente non esclude che ognuno possa declinare il tema assegnatogli anche facendo ricorso ai casi di studio che gli sono più familiari.