Colloqui sul Mediterraneo e il pellegrinaggio con Bassetti, Pizzaballa e Barrio Barrio

di Valentina Brachi

Il protagonista indiscusso dell’iniziativa promossa dalla Diocesi domenica 3 ottobre, è stato il Mediterraneo, inteso come crocevia di cammini, culture, popoli e persone. Su stimolo delle riflessioni di Marco Tarquinio è proprio il cardinal Bassetti ha disegnato il contesto dell’incontro: «Il Mediterraneo ha una vocazione unica, è un piccolo mare, ma è un mare che bacia tre continenti, è stato una culla provvidenziale per lo sviluppo delle civiltà. Il Mediterraneo è un crogiuolo di cultura ed è segnato sul piano religioso ». Non solo un luogo fisico, dunque, ma un vero e proprio contesto di incontri. In tale ottica, la dinamica del cammino risulta una chiave di lettura fondamentale per rileggere la storia delle civiltà del passato, fin dal primo pellegrinaggio compiuto da Abramo, progenitore comune delle grandi religioni monoteiste. Da sempre, d’altra parte, l’umanità è in perenne ricerca del senso della vita. «Il cammino è una provvidenza del Signore che ci invita a riscoprire noi stessi – spiega Julián Barrio Barrio -. Non è solo trekking quello che porta a Santiago, ma è voglia di camminare dentro le domande di senso che percorrono la nostra epoca». Non tutti i pellegrini trovano ciò per cui sono partiti, ma l’invito è di continuare a cercare quel desiderio che ha animato il loro viaggio. «Il pellegrino non va a vedere Santiago, il pellegrino si lascia portare da Santiago al Signore per scoprire che Lui è il cammino e la verità». Se Santiago incontra l’umanità nel cuore dell’Europa, Gerusalemme la accoglie nel cuore del Mediterraneo. Per camminare bisogna creare

un contesto di pace interiore che consenta di vivere quella esteriore. Gerusalemme cuore del Mediterraneo dal punto di vista religioso e culturale, casa di preghiera per tutti i popoli – è il luogo dell’agire ecclesiale di mons. Pizzaballa: «per Gerusalemme come per gli esseri umani il suo equilibrio tra (dimensione, ndr) terrestre e celeste è indispensabile perché ci sia la pace; altrimenti saremo sempre in combattimento».

«Cosa portereste nella bisaccia del pellegrino? ». All’ultima suggestione di Tarquinio, i tre relatori offrono risposte significativa. Mons. Pizzaballa, ad esempio, ha raccontato: «prima del Covid giunse una donna dal Messico in pellegrinaggio; era molto povera e aveva con sé solo due cose: una coperta e una Bibbia. Mi sono detto che aveva con sé tutto. Una coperta per coprirsi e per aiutare gli altri, se necessario, e qualcosa per nutrire la sua Fede». Per l’arcivescovo di Santiago, occorre prendere con sé: «la speranza. La speranza ci aiuta a guardare il futuro con fiducia e deve essere manifestata dalla carità, dall’amore. Se ci preoccupiamo del prossimo, anche lui si preoccuperà di Dio». Infine, per il cardinale Bassetti, non possono mancare tre cose: «la Fede, la pace e il dialogo».