Arnaldo Mosca Mondadori racconta il suo amore per l’Eucaristia e la necessità di lasciarsi stupire dall’amore di Dio

di Daniela Raspollini

Attivo in ambito sociale e culturale Arnaldo Mosca Mondadori appartiene a due importanti famiglie che hanno fatto la storia della cultura italiana. Eppure la sua esistenza è segnata da altri e più rilevanti elementi come la sua fede cattolica e, in particolare, il suo amore per l’Eucarestia, oggetto di diverse pubblicazioni.

Nel suo ultimo libro (Cristo ovunque, Morcelliana 2021, pp. 96, euro 10) tra l’altro afferma: «credo che quando Dio squarcia il tempo e apre il velo tu lo vedi».

Come le si è rivelato Dio?

È stato un dono. Avevo 9 anni e ricevendo l’Eucaristia ho sentito la Sua Presenza. La sento da quel giorno ogni giorno, quando ricevo l’Eucaristia. Sento la Sua Beatitudine. È la Persona che amo di più al mondo.

L’Eucarestia le ha trasformato la vita. Cosa è cambiato in lei?

Gesù è una persona viva: è Lui che mette in moto l’anima. Senza il suo tocco l’anima non ce la fa. Siamo pieni di miserie, ma la Sua grazia ci aiuta a rialzarci, a rinnovarci. Senza di Lui non possiamo davvero fare nulla. Spesso mi dico: ma come facciamo a non capire che Lui è il Sole del mondo? Come facciamo a non capire che Lui sostiene e rinnova tutte le cose? Ma questa coscienza è un dono, non è un merito. Anche se dobbiamo secondo me sempre rimanere aperti a Lui.

Un’antica espressione definisce l’Eucarestia come il farmaco dell’immortalità. Come può guarire dal male e dalla morte?

Gesù ci infonde la vita eterna, già qui su questa terra. Quello che sento è che Lui porta nell’anima la Sua vita senza fine. Da qui la gioia, la pace, la luce che nascono sempre dall’incontro con Lui. Quando sbagliamo, per esempio, e torniamo da Lui ai piedi del tabernacolo, Lui davvero ci tocca così come toccava i malati e ci guarisce, ci fa tornare vivi, pieni di nuova speranza.

Perché le nostre esistenze, nonostante l’Eucarestia e la Messa quotidiana, continuano a essere talvolta malate di tristezza, di indifferenza e cattiveria? Come si fa ad evitare che la comunione diventi un’abitudine priva di stupore?

Secondo me fino a quando siamo sulla terra siamo in una lotta, dobbiamo scegliere in ogni attimo tra bene e male. Non possiamo adagiarci nella sicurezza di avere trovato una soluzione definitiva. L’egoismo, il mondo e il diavolo esistono. Siamo discepoli in cammino. Lo stupore invece, è secondo me, condizione essenziale. Senza lo stupore siamo come morti. Anche qui dipende dalla nostra “povertà interiore”. Tornare come i bambini, non temere di essere fragili e bisognosi di Lui, tornare ai suoi piedi, ai piedi del tabernacolo: sarà Lui a donarci un’anima piena di stupore. Ma bisogna dargli tempo: stare di fronte a Lui almeno alcuni minuti ogni giorno.

Come si sta davanti all’Eucarestia?

Adorare: stare di fronte a Lui come di fronte al sole. Non cercare di raggiungerlo con le nostre forze. Possiamo forse raggiungere il sole? Ma aprire il cuore e farci raggiungere da Lui, dai raggi del Suo amore. Stare lì. Forse all’inizio potremo avere imbarazzo o non sapere cosa fare: fa niente. L’importante è tornare da Lui, sapendo che è Lui che fa tutto. Non avere “ansia da prestazione spirituale”. A noi spetta solo aprirci, chiudere gli occhi e lasciare che Lui giunga nel cuore e ci doni la Sua grazia meravigliosa, la Sua luce. Vedremo i frutti dell’adorazione nella nostra vita di tutti i giorni, vedremo l’energia che Lui ha portato nel cuore sprigionarsi verso gli altri, verso le persone che amiamo, ma anche verso le persone che fino a ieri giudicavamo. L’energia eucaristica non è solo per noi: Lui la dona affinché noi possiamo donarla agli altri: è il Suo amore che Lui moltiplica anche attraverso di noi.

Lei è un uomo di cultura, un letterato. Qual sono i suoi riferimenti filosofico, letterari?

Il Vangelo è il mio unico vero riferimento. Per la letteratura, Santa Teresina di Lisieux: mai trovato un autore che con la sua semplicità dicesse tutto. Leggo in alcuni periodi altri autori, come San Giovanni della Croce o Meister Eckhart, ma poi chiudo tutti i libri (tranne il Vangelo). Ciò che mi interessa di più è andare, senza saper nulla, ai piedi del Signore e sentire la Sua infinita Dolcezza giungere nel cuore.