Le otto storiche parrocchie cittadine affidate al coordinamento di un moderatore che ne assume anche la rappresentanza legale

«Il centro storico è cambiato. Da anni si svuota di popolazione residente e si assiste a una continua sostituzione con persone che arrivano da altre culture e religioni. Crescono le marginalità, specialmente per la presenza di persone straniere più in difficoltà o di anziani soli: il centro è diventato una periferia esistenziale». Don Luca Carlesi che opera da molti anni nel cuore di Pistoia, prima a San Bartolomeo in pantano, poi in Cattedrale, ha imparato a leggerne le trasformazioni. Se la Sala o il Globo restano particolarmente attrattive per una movida sempre crescente, altre aree raccontano una storia diversa.

«Una grossa crisi del centro storico, ad esempio — continua don Carlesi — è stato lo spostamento dell’ospedale. Piazza san Lorenzo e dintorni vivevano di questo: oggi piazza San Lorenzo è un deserto». Trasformazioni che incidono inevitabilmente sulla vita delle parrocchie. «L’invecchiamento della popolazione ha fatto diminuire i numeri del catechismo. Nelle otto parrocchie del centro si raccoglie un numero di bambini pari a quello di una parrocchia di medie dimensioni. A conti fatti le comunità parrocchiali autoctone e residenti sono ai minimi termini, se non fosse per gruppi scout che arrivano da ogni dove le attività con i giovani sarebbero assai poche. Il centro è stanziale solo per gli anziani, non per i giovani». Don Luca Carlesi parte da queste considerazioni per spiegare il senso della riforma pastorale del Centro storico. Un decreto del vescovo Tardelli ha infatti riformulato l’organizzazione della vita parrocchiale, optando per una “conduzione unitaria” in vista di una maggiore collaborazione tra comunità. Con un decreto datato 7 novembre infatti, il vescovo, «volendo rinnovare l’impegno corale di una concorde testimonianza da parte della Chiesa nel cuore della città e tenendo altresì conto delle mutate circostanze in cui ci si trova oggi ad operare» ha ritenuto di affidare in solido la cura pastorale delle parrocchie di S. Andrea, S. Paolo, S. Bartolomeo, S. Giovanni Fuorcivitas, SS. Annunziata, Madonna dell’Umiltà, S. Filippo, Spirito Santo, nel Vicariato urbano, ai seguenti presbiteri: «mons. Umberto Pineschi, Can. Leonildo Toni, fra Giordano Favillini, fra Antonio Sorrentino, quali Parroci in solido», e costituendo don Luca Carlesi, «moderatore nell’esercizio della cura pastorale e legale rappresentante, coinvolgendo così le suddette parrocchie in un progetto di unità pastorale».

«Il moderatore — spiega il vescovo nel decreto — ha l’incarico di dirigere l’attività comune e di rispondere di essa di fronte al Vescovo» come di guidare «nei negozi giuridici le Parrocchie anche relativamente agli effetti civili». «Il decreto — spiega don Carlesi — legalizza un momento di transizione: è un po’ come il primo pilone di un ponte che dovrà approdare verso la costituzione di una unica parrocchia del Centro Storico. Al momento le singole parrocchie sussistono e i loro parroci sono chiamati a una maggiore corresponsabilità».

A don Luca toccheranno comunque oneri importanti: in qualità di rappresentante legale di tutte le parrocchie del centro le responsabilità della conduzione straordinaria competono a lui. La conduzione ordinaria resta al momento nelle mani di don Leonildo Toni per San Giovanni Fuorcivitas, di Mons. Pineschi per Sant’Ignazio e della fraternità apostolica di Gerusalemme per San Bartolomeo e la Basilica della Madonna dell’Umiltà. Il decreto del vescovo si inserisce in un cammino avviato da tempo: «Al momento dal punto di vista pastorale non cambieranno moltissime cose, la vita ecclesiale del Centro storico — conclude — è un cantiere ancora aperto».

Ugo Feraci