Il “noi” più grande cresce dall’incontro

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Domenica 7 novembre il Giubileo dei Migranti con le diverse comunità etniche. Ha presieduto la liturgia mons. Fabio Baggio sotto-segretario del Dicastero pontificio per la promozione umana

«Si dice che tutte le strade portino a Roma. Invece noi possiamo dire che tutti i nostri destini ci hanno portato a Pistoia». È la testimonianza di una giovane di origine albanesi, Etleva Rrapa, che ha aperto la messa del Giubileo dei Migranti, dal titolo “Verso un ‘Noi’ sempre più grande”, domenica 7 novembre in Cattedrale. «Perché proprio Pistoia?». La sua risposta raccontava della città della piante, dove crescono e fioriscono realtà diverse, tante almeno quante le etnie e i paesi del mondo da cui provengono i migranti che oggi arricchiscono il nostro territorio, chi con una presenza ormai stabile e arrivata alla terza generazione, chi ancora disorientato da un viaggio lungo e rischioso.

Le storie di uomini e donne dalle provenienze e dai drammi più diversi si intrecciano in un presente sempre più multietnico che, almeno in parte, era possibile cogliere domenica scorsa in Cattedrale. C’era la festosa comunità filippina, che con il suo coro ha accompagnato la liturgia, una folta comunità albanese, altri migranti dalle provenienza più varie, perfino quattro ragazzi musulmani arrivati al seguito di don Massimo Biancalani e che pure hanno assistito a tutta la celebrazione. Un momento di preghiera su più registri: i canti dal sapore gospel dei filippini, le preghiere delle suore indiane, il Vangelo proclamato da un diacono ortodosso.

La messa è stata presieduta da Padre Fabio Baggio, religioso scalabriniano e Sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Nella sua omelia padre Baggio, commentando la liturgia del giorno ha ricordato che la Scrittura stessa afferma che «Il Signore ama gli stranieri, protegge i forestieri, gli orfani e le vedove». Ridirselo può aiutarci a comprendere a fondo la nostra esistenza e a scoprire il valore della carità. «Nessuno — ricordava — è così povero da non poter condividere qualcosa e nessuno è così ricco da non dover ricevere qualcosa». «Aprire i nostri spazi, regalare i nostri tempi, fermarsi a un incontro per dialogare — proseguiva — sono atteggiamenti così importanti che per le persone che li sperimentano la ricompensa è già qui». «Proprio da questo incontro, da questo dialogo cresceremo». Mons. Baggio ha poi sottolineato un ultimo aspetto: «le persone che arrivano saranno capaci di donare a loro volta. Lasciamo che ognuno doni la sua ricchezza».

Tra i concelebranti in Cattedrale don Elia Matija, direttore del servizio Migrantes diocesano, che ha portato il suo saluto di benvenuto a monsignor Baggio all’inizio della celebrazione, don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro e don Crisostomo Cielo, assistente della comunità filippina di Pistoia.

«Sapete – raccontava Etleva all’inizio della messa — qual era una delle parole che le mamme dicevano ai loro figli prima di partire? Se rimani solo bussa alla porta di una chiesa. Veniamo da paesi di dittatura, guerre, discriminazioni, povertà, disastri naturali; veniamo da culture e mondi diversi, ma quella frase “Bussa alla porta di una chiesa”, oggi ha un grande significato. Oggi — concludeva Etleva raccontando l’esperienza dei migranti albanesi giunti in Italia — quella porta è stata la nostra salvezza».