In un’ipotetica lettera d’intenti per questo 2022 le richieste da fare – e da farci sono molteplici. Sarà l’anno del Pnrr, piano di rilancio ormai entrato di diritto nella mitologia sociopolitica come panacea europea di tutti i mali. Una sorta di Tachipirina 1000 da somministrare ad enti locali e nazionali in cerca di un sollievo (economico) miracoloso ed immediatamente efficace. Ma quell’effetto “booster” – giusto per inserire un altro abusato anglismo di moda in queste settimane – rischia di diventare una compressa da 250, tanto lieve potrebbe alla fine risultare il potere lenitivo per i territori.
Come approfondito qualche settimana fa proprio da questo settimanale a riguardo di più settori, gli effetti sul territorio pistoiese del Pnrr rischiano di essere solo palliativi di breve durata buoni a sostenere la gestione dell’ordinario. La progettualità locale rischia di vedersi sorpassare a doppia velocità da realtà vicine – come l’onnipresente piana fiorentina che a ridosso di Natale ha presentato “Un patto per il lavoro e lo sviluppo” con all’interno una ventina tra associazioni di categoria, istituzioni e gestori vari – o sfuggire dalle mani solo per tappare le voragini di bilancio della sanità: «il rischio è perciò di veder speso quanto destinato all’investimento, al cambiamento duraturo delle nostre comunità, come previsto dal piano nazionale di rilancio e resilienza, solo per cercare di tamponare una spesa corrente, che rischierà di diventare insostenibile finito il Pnrr» ammoniva il professor Luca Gori, ricercatore di diritto costituzionale presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Quindi che fare? L’invito a ‘fare squadra’ non può rimanere più solo un riempitivo da comunicati stampa istituzionali, fulcro di buone ma inoperose intenzioni. Ci sono realtà che stanno investendo, tanto, sulla cultura e sulla progettualità del territorio che però non rendono comprensibili tali scelte al di là delle cifre: come sviluppare un polo culturale contemporaneo abbandonando al destino segnato una realtà come il Museo Marini? Perché rincorrere altre linee creando doppioni? Come rendere maggiormente comprensibili le linee di investimento forti sul territorio creando una vera condivisione?
Strette in una morsa di tante scadenze – elettorali e progettuali – le realtà che nel 2022 si dovrebbero impegnare in una progettazione di lungo periodo appaiono concentrate nella gestione dell’oggi, in una rincorsa caotica al Covid (necessaria, sia chiaro, ma che non può essere totalizzante), perdendo per l’ennesima volta l’occasione.
Ecco allora cosa chiedere al 2022: caro nuovo anno, prova a smentire almeno la metà di quanto scritto, te ne saremmo grati.
Dario Cafiero