Sono passati i giorni del Quirinale e, nella narrativa popolare, anche quelli di Sanremo. Le prossime elezioni, volenti o meno, che cattureranno le attenzioni dei più saranno inevitabilmente le ammini-strative. Un turno che vedrà coinvolta anche la città di Pistoia, in una situazione molto diversa da quella del giugno 2017.

Cinque anni fa è storicamente appurato che quello del ballottaggio fu il momento in cui confluirono tutta una sequenza di situazioni che andarono a determinare un fortissimo voto contro l’amministrazione uscente: divisioni interne, scarsa comunicatività esterna e scelte poco comprese portarono al successo una coalizione di centrodestra, per la prima volta dopo anni realmente unita fin dal primo turno. Questi sono gli elementi che si presentano intatti dopo un lustro.

La tenuta e gli equilibri interni della coalizione della maggioranza uscente è il dubbio che decreta il primo interrogativo. Quanto influiranno localmente i dissidi emersi in occasione delle estenuanti votazioni per il Presidente della Repubblica? Come saranno risolti i rapporti di forza interni che vedono Fratelli d’Italia e Lega nord sostanzialmente appaiate (dando per buoni i risultati delle ultime consultazioni sul territorio, le regionali del 2020)? La presenza istituzionale guadagnata nel tempo dal sindaco Tomasi basterà per mantenere insieme il centrodestra? Molti elementi spingono per il sì, al momento ed al netto di ulteriori venti di tempesta nazionali. Problemi molto simili proseguono, seppur sotto traccia, anche nel campo molto allargato del centrosinistra. Il Partito democratico

vede infatti potenziali e possibili alleati formarsi in due aggregazioni incompatibili tra loro. Alla sua sinistra il fronte del Movimento 5 Stelle assieme agli ecologisti – decisione con pochi altri casi in Italia che difficilmente porterà i partiti coinvolti all’auspicata sommatoria di voti passati tra i post-grillini e gli altri partiti a sinistra del Pd – mentre alla destra dei dem ci sono ‘di nuovo’ delle realtà, nel caso specifico Italia Viva e Azione, in grado di determinare situazioni al primo turno molto simili a quelle vissute nel 2017 con la candidatura di Roberto Bartoli. Per tutti questi motivi la scelta della candidata (o del candidato) sindaco del centrosinistra porterà inevitabilmente ad intavolare un dialogo con solo uno di questi due fronti, con il rischio molto concreto che il nome scelto possa suscitare lo stesso stimolo al voto contro in caso di ballottaggio.

Ad oggi la lunga prospettiva con l’urna e le schede che si stagliano all’orizzonte inganna: politicamente 120 giorni sono senza dubbio lunghissimi, ma per il numero di conciliaboli che porteranno alla definizione di coalizioni e liste, l’impressione è che il tempo inizi a mancare soprattutto nel fronte del centrosinistra, pensando soprattutto alle conseguenze immediate che comporterà l’ufficializzazione del nome, da molte parti già quasi certo ma che – forse – aspetta qualche garanzia in più prima di palesarsi.

Dario Cafiero