“Mediterraneo, frontiera di pace”: intervista a Vannino Chiti. «Le comunità locali fondamentali nel percorso di costruzione del dialogo»
L’Incontro dei Vescovi e dei Sindaci del Mediterraneo che si terrà nei prossimi giorni a Firenze rappresenta non solo un momento di costruzione ‘dal basso’, ma anche un appuntamento con degli obiettivi condivisi da raggiungere suggellati dalla presenza di papa Francesco. Abbiamo approfondito i temi che caratterizzeranno la conferenza fiorentina con Vannino Chiti, studioso del movimento cattolico già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ministro, vicepresidente del Senato e presidente della Regione Toscana dal 1992 al 2000, nonchè sindaco di Pistoia dal 1982 al 1985.
L’incontro dei Vescovi e dei Sindaci del Mediterraneo riporta Firenze a una connotazione internazionale, dopo anni in cui questa vocazione si è forse un po’ appiattita sul tema dell’accoglienza turistica…
Dobbiamo essere grati ai Vescovi italiani per aver riproposto, loro per primi, il tema del Mediterraneo a Bari ed ora a Firenze riprendendo l’operato di La Pira. Questo permette di far riassumere alla città di Firenze un ruolo importante e fondamentale nell’azione per la pace. Un ruolo che va mantenuto e non reso episodico legato allo svolgimento del convegno: Firenze, oltre ai temi del turismo e dello sviluppo, deve tener fede al suo carattere di “città sul monte”. Per questo è auspicabile che dall’incontro nasca una continuità di rapporti tra sindaci ed anche una posizione forte, come ad esempio un impegno condiviso a ridurre le spese militari – anche di una percentuale minima dell’uno o due per cento destinando queste risorse alle spese sanitarie o ad azioni di contrasto alla povertà.
Non è un caso che per riprendere questo messaggio venga richiamato il pensiero, e l’azione, di Giorgio La Pira.
La Pira fu protagonista di un percorso di costruzione di pace dal basso attraverso l’importante azione dei gemellaggi, nati proprio per avvicinare città di realtà divise sui due fronti dell’allora Guerra Fredda. L’incontro dei ‘sindaci capitali’ dette un segnale forte: le città in primo luogo sentono la necessità del dialogo, della condivisione e della pace. Oggi c’è necessità di rilanciare questa formula aggiungendo anche le tematiche delle politiche sociali e di sviluppo, superando così la deriva degli ultimi anni in cui i gemellaggi sono vissuti non come momento di costruzione ma solo come occasione di cerimoniale. L’urgenza di questa azione è sottolineata dalle cronache degli ultimi giorni che vedono un’Europa ancora sotto venti di guerra, dal fronte russo-ucraino alle vicende interne a Siria e Libia. L’azione diplomatica delle città e dei territori è preliminare e di indirizzo rispetto alle altre diplomazie nazionali, cioè quella degli stati e dei parlamenti. L’impegno di Vescovi e Sindaci è fondamentale per questa costruzione della pace dal basso. La collaborazione tra città, regioni e le comunità religiose, a differenza dell’azione di uno stato che può essere interpretata come ingerente, hanno uno spazio di manovra maggiore per rafforzare la pace ed il dialogo, come più volte richiamato anche da papa Francesco.
Proprio la partecipazione di papa Francesco darà all’incontro in programma a Firenze una dimensione più internazionale e si pone in continuità con i tanti appelli alla risoluzione dei conflitti del Mediterraneo.
La presenza del Papa suggella l’importanza di questo incontro e gli dà una forza e proiezione internazionale, condivisa e sottolineata dalla contemporanea presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La presenza del Papa è poi fondamentale per due aspetti. Il primo è la coerenza: papa Francesco ha parlato del Mediterraneo come “un grande cimitero”, della centralità del tema dell’accoglienza e della gestione dei migranti, sottolineando la necessaria solidarietà di tutta l’Europa nel partecipare a questo percorso condiviso. Quello del Papa perciò, oltre alla coerenza, è un impegno autorevole nel superare le tante diversità che caratterizzano le varie sponde di quel piccolo mare che è il Mediterraneo. Un’azione ribadita non solo nelle encicliche Laudato Si’ e Fratelli tutti, ma anche tre anni fa in occasione della condivisione del Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune con il Grande Imam di Al-Azhar ad Abu Dhabi. Questo documento, condiviso anche da altre comunità religiose, esprime perciò una serie di obiettivi parziali, ma concreti, da raggiungere per la pace e che mi auguro vengano recepiti e ripresi dall’incontro fiorentino della prossima settimana, trasformandosi così in azioni politico-sociali non astratte.
Dario Cafiero