Contro la realtà del mordi e fuggi la proposta dell’Ecomuseo della Montagna Pistoiese. Uno spaccato di vita delle comunità per promuovere il turismo post pandemia

Una realtà pronta ad affrontare le sfide che il “nuovo” turismo postpandemia richiederà: un’esperienza dei territori più vivibile e meno caratterizzata da torpedoni indistinti, visite mordi-e-fuggi, percorsi prestabiliti e quasi del tutto asettici.

L’Ecomuseo della Montagna Pistoiese da anni si impegna nella valorizzazione di un territorio variegato e contraddistinto dai tanti borghi che costellano le pendici dell’Appennino Tosco-Emiliano, con itinerari all’aperto, musei, poli didattici e manufatti storici che permettono di conoscere la Montagna Pistoiese attraverso i segni che il rapporto fra uomo e ambiente ha lasciato durante secoli di storia. Con Manuela Geri, responsabile per anni dell’Associazione dell’Ecomuseo della Montagna Pistoiese, abbiamo approfondito potenzialità e ulteriori sviluppi di questa realtà.

Dottoressa Geri, proprio nei giorni scorsi è uscito il volume di Hugues De Verine, archeologo di fama internazionale, creatore del termine ‘ecomuseo’ da lui concepito come un vero “museo delle comunità”.

Nell’introduzione di quel volume De Varine sottolinea come lo stesso termine ‘ecomuseo’, da lui coniato oltre cinquant’anni fa, sia stato declinato nel tempo in tantissimi modi nelle varie realtà. Nel caso dell’ecomuseo pistoiese abbiamo realizzato al suo interno un coordinamento tra territori considerati magari più marginali ma che sono stati in grado di esprimere, nei secoli, forme di economia e valori unici, caratterizzandosi rispetto ad altre realtà. In questo senso siamo stati, a suo tempo, dei precursori in materia.

Uno degli aspetti più importanti nell’impegno dell’Ecomuseo pistoiese è senza dubbio quello di cercare di destagionalizzare l’esperienza della montagna, facendola vivere e conoscere non solo d’inverno o per gli impianti sciistici.

Fin dalla nascita del progetto dell’Ecomuseo, che ho seguito da responsabile dell’ufficio cultura della Provincia di Pistoia, l’intento è stato quello di creare una rete di realtà territoriali in grado di portare presenze turistiche anche oltre i mesi invernali. Per riuscire a ottenere questo obiettivo è stato ed è fondamentale il pieno coinvolgimento di tutto il territorio, di tutta la popolazione, rendendo la cittadinanza consapevole del patrimonio. All’inizio è sembrato strano, come quando negli anni settanta iniziò il recupero di oggetti e strumenti agricoli, oggi visibili nel Museo di Rivoreta. Una collezione creata grazie all’interessamento di Franca Calissi, una villeggiante fiorentina che iniziò a recuperare vecchi attrezzi, madie e vari strumenti di legno che per secoli avevano caratterizzato la vita quotidiana delle famiglie di montagna: un patrimonio che abbiamo rischiato di veder perso a causa dell’allora benessere economico. Per non perdere memoria di tutto questo, la signora Franca chiese a tutti i paesani di raccogliere queste cose e, anziché buttarle, donarle a favore della collezione del museo.

Altro obiettivo, presente fin dall’inizio delle attività del museo, è stato quello di coinvolgere i giovani all’interno delle attività e renderli protagonisti.

La costruzione di una realtà in grado di rivolgersi ai giovani del territorio è lunga e fa parte di un percorso di prospettiva, su lungo periodo. Da un lato di sicuro auspichiamo che i più giovani possano far parte attivamente dell’Ecomuseo come, ad esempio, guide turistiche o operatori museali. Ma in realtà la vera costruzione di un futuro per e con i giovani riguarda in primo luogo il renderli consapevoli dell’importanza di un soggetto come l’Ecomuseo. In un territorio, come quello della montagna pistoiese, percepito come marginale è fondamentale l’azione di ricostruzione che può essere portata avanti dalla conoscenza. L’obiettivo primario è quello di ricucire e non perdere certe competenze maturate nel tempo, ed in questo si inseriscono anche attività ricorrenti come le presentazioni delle tesi di laurea dei ragazzi della montagna. Siamo contenti, ed è fondamentale, di dare spazio a persone che hanno acquisito una competenza su un argomento che valorizza il nostro territorio e apre spaccati su temi molto interessanti e da condividere.

«I giovani per lo studio e la ricerca La cultura il futuro su cui investire»

Con il mese di febbraio si è completato il passaggio di consegne alla guida dell’Associazione che gestisce l’Ecomuseo della Montagna Pistoiese. Dal 22 febbraio si è insediata alla guida Alice Sobrero, assessora alla Cultura, Informazione e Rapporti con le associazioni del Comune di San Marcello Piteglio, che succede a Manuela Geri. Proprio nei prossimi giorni, per la precisione giovedì 3 marzo alle ore 18.00, l’assessora Sobrero sarà la moderatrice dell’incontro conclusivo del trittico di appuntamenti dedicati alle tesi di laurea incentrate sulla Montagna Pistoiese, visibile in diretta sulla pagina Facebook dell’associazione.

Assessora Sobrero negli ultimi mesi molte delle attività dell’Ecomuseo sono state rivolte alla rivalorizzazione “giovanile” della realtà museale. Quali sono le risposte che il territorio sta dando?

Il progetto #cultureforfuture si configura con questa forma ibrida (online e dal vivo) per superare i mesi della pandemia restando presenti ed è attivo come istituto culturale nella promozione della ricerca, in questo caso dando spazio agli elaborati di laurea triennale e magistrale dei laureati residenti in Montagna Pistoiese. Abbiamo raccolto testimonianze molto variegate nei temi, anche non direttamente collegate in senso stretto all’esperienza ecomuseo, cercando di incoraggiare e valorizzare ricerche di tipo sociale, umanistico, antropologico, storico, storico artistico, architettonico, archeologico. La risposta degli utenti è presente e come tutte le novità va sostenuta dalla continuità.

Su quali aspetti si dovrà concentrare l’operato dell’Associazione dell’Ecomuseo nel prossimo futuro?

Il futuro prossimo è sicuramente legato all’individuazione di un professionista che svolga il ruolo di direttore, scelta operata attraverso il metodo di selezione pubblica, una figura specializzata che possa ereditare la parte operativa ad oggi seguita pro bono sempre da Manuela Geri. E nei vari percorsi sostenere la promozione degli itinerari affinché si possa raggiungere target di utenti in misura sempre crescente. L’Ecomuseo rappresenta a mio vedere un biglietto da visita della nostra Montagna con alti contenuti di qualità e di bellezza, per le famiglie in primis ma non solo.