Una studentessa di filosofia racconta il forum dei sindaci del Mediterraneo. Un’esperienza importante per costruire un nuovo mondo a partire dal basso
Da Pistoia in prima linea per la pace. Stella Spadoni era una tra gli studenti scelti per partecipare al Florence Mediterranean Mayors’ Forum, l’incontro che ha convocato Sindaci, ministri, esponenti di organizzazioni internazionali per la Conferenza sul Mediterraneo in contemporanea con il Convegno Mediterraneo frontiera di pace promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana. Stella è una studentessa al terzo anno di Filosofia dell’Università di Firenze, scelta, racconta, «insieme ad altri ventinove studenti dell’Università per accogliere e affiancare gli invitati al congresso. Ad ognuno di noi — spiega — è stato affidato un sindaco estero da seguire e aiutare: nel mio caso ho avuto il piacere di affiancare la rappresentante di Podgorica, Ljiljana Šepanovi, e la sua delegata, Valentina Ljulj urovi, inviate dal sindaco della capitale di Montenegro che purtroppo non è potuto venire per un impegno imprevisto».
Un’occasione unica, che ha visto Stella impegnata dal 25 al 27 febbraio in tre giornate «concentrate attorno a quattro grandi temi di scottante attualità: cultura, migrazione, ambiente e sanità», ma con una speciale attenzione alla guerra russo-ucraina. «Dopo un minuto di silenzio per le vittime dell’inaspettata invasione russa, i sindaci hanno dato inizio alle sessioni di dialogo incentrate su temi problematici. A partire dalla seconda giornata hanno preso parte alla discussione anche vescovi, cardinali e autorità religiose straniere che, parallelamente, si erano già riuniti in una serie di incontri fiorentini organizzati dalla Cei. La ricerca di dialogo tra esponenti politici e figure religiose internazionali è stata molto apprezzata durante la conferenza; l’incontro e la collaborazione tra le potenze del Mediterraneo hanno reso il sindaco Nardella un fedele continuatore dell’opera di Giorgio La Pira, che a partire dal 1958 aveva dato vita ai primi colloqui mediterranei proprio a Firenze».
L’incontro ha prodotto anche un documento di riferimento importante: «Le tre giornate — spiega infatti Stella — si sono concluse con la firma della Carta di Firenze, il documento più importante che suggella l’accordo fra tutte le città affacciate sul Mare Nostrum». L’assenza del Papa non ha reso meno significativa la chiusura: «Il tutto – spiega Stella – si è concluso domenica con la Messa nella Basilica di Santa Croce a Firenze: questa ha visto la partecipazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella insieme a vescovi, sindaci stranieri e numerosi fedeli».
L’iniziativa intende ripartire dalla “profezia” di La Pira: «Il Leitmotiv che ha accompagnato queste tre giornate – spiega Stella — è stato il gettare nuovi ponti in nome di una comune appartenenza all’humus culturale mediterraneo – che, come ha sottolineato Nardella, non è un mero luogo geografico. Citando le parole del sindaco di Firenze, il dialogo è notoriamente più difficile dello scontro: è molto più semplice brandire la spada piuttosto che armarsi di pazienza. Ne è testimone la storia: l’uomo ha ripetutamente dipinto l’Altro come nemico assoluto in quanto incapace di vederlo come proprio simile – una miopia contagiosa che dilaga storicamente dal binomio ignoranza pigrizia. L’immedesimazione, la riflessione e il compromesso sono processi faticosi per l’uomo di ieri, di oggi e di domani; oggi, però, all’alba di un’ennesima guerra, si è aperta una felice finestra di dialogo, di scoperta dell’alterità, di ascolto e di ecumenismo: un’impresa difficile che esemplifica la possibilità di una sintonia con l’Altro assoluto, di una comunanza oltre la differenza. L’aver riconosciuto questo costituisce già metà dell’opera». «L’augurio – conclude Stella – è quello di continuare a lanciare questi chiari messaggi di speranza soprattutto nei momenti più confusi e dolorosi della nostra esistenza».