Con una celebrazione all’aperto in Piazza del Duomo il vescovo Tardelli inaugurerà il primo sinodo diocesano dopo il Concilio Vaticano II. Un evento storico che coinvolgerà tutte le componenti della Chiesa diocesana.
La Chiesa di Pistoia si dà appuntamento per un momento storico. Sabato 4 giugno alle 21, in Piazza del Duomo a Pistoia il vescovo Fausto Tardelli aprirà solennemente il cammino sinodale della Chiesa diocesana. In occasione della Veglia e della Messa di Pentecoste tutta la Chiesa locale, a partire dalle parrocchie, fino ad arrivare ad ogni altra realtà, si metterà come gli apostoli nel cenacolo, ad invocare lo Spirito Santo per avviare il prossimo Sinodo diocesano della Chiesa di Pistoia.
L’apertura del Cammino sinodale
La volontà di convocare un Sinodo diocesano era già stata espressa dal vescovo Tardelli nel 2019, ma la pandemia ha interrotto i lavori e costretto a rimandare e ripensare la celebrazione del Sinodo. In questi anni molto è cambiato, nella vita pastorale come nell’orizzonte sociale e culturale, al punto che è necessario acquisire nuovi codici di lettura di una realtà in trasformazione. «Riprendere il cammino verso il Sinodo — spiega don Cristiano D’Angelo, vicario generale della Diocesi di Pistoia – significa mettersi insieme per cercare di capire cosa il Signore sta dicendo alla Chiesa e al mondo in questo tempo, per diventare la Chiesa che Lui ha pensato».
Sabato 4 giugno sarà l’occasione di vivere nella preghiera una indimenticabile esperienza di Chiesa. «Invocheremo tutti insieme lo Spirito Santo — spiega il vescovo Tardelli — perchè ci illumini e ci guidi nel cammino sinodale, per essere Chiesa unita, attenta alle attese di Vangelo presenti negli uomini e nelle donne dei nostri territori e protesa alla testimonianza e alla missione apostolica».
Tutti sono invitati a partecipare: dai parroci e dai fedeli delle 152 parrocchie, distribuite sulle province di Pistoia, Prato e Firenze, alle associazione e aggregazioni ecclesiali presenti sul territorio (Azione Cattolica, Agesci, Cammino Neocatecumenale, Rinnovamento nello Spirito Santo, Unitalsi, etc..). Per favorire la partecipazione la Messa si svolgerà all’aperto in piazza del Duomo con il coordinamento e l’aiuto di numerosi volontari.
La settimana precedente la Veglia ogni Vicariato si preparerà all’evento con incontri e momenti di preghiera, poi ad ogni parrocchia sarà consegnata un lampada ad olio che resterà accesa durante tutto il tempo dello svolgimento del Sinodo, per invitare alla preghiera e significare la comunione tra tutte le realtà diocesane.
Cos’è un sinodo diocesano?
Il Sinodo diocesano, in generale e in poche parole, è la riunione del vescovo con i sacerdoti, i consacrati e i laici della Diocesi per prendere in esame la pastorale locale, nel suo insieme o in alcuni aspetti rilevanti, e stabilire orientamenti e norme comuni.
«Parlare di Sinodo e di sinodalità — ha affermato il Vescovo — può risultare incomprensibile ai più. È bene dunque chiarire subito che Sinodo è una parola antica per dire ” cammino fatto insieme” ed è, fin dal tempo degli apostoli, il modo di procedere della comunità cristiana nella storia, perché è il modo dell’amore».
La via maestra del sinodo è l’ascolto. Un ascolto reciproco e onesto, che coinvolge tutte le realtà ecclesiali attraverso la costituzioni di gruppi sinodali nelle parrocchie e nelle associazioni. Un ascolto attento e importante perché servirà a individuare le linee guida del lavoro a cui si dedicheranno, nei primi mesi del 2023, i padri e le madri sinodali riuniti in assemblea.
Il Sinodo però non è una sorta di parlamento, bensì l’occasione per condividere, confrontarsi, discernere e di farlo alla luce della preghiera e della conoscenza della rivelazione.
Di cosa si occuperà il prossimo sinodo diocesano?
Il tema proposto dal vescovo per il Sinodo, dopo essersi confrontato con il consiglio presbiterale, con l’assemblea del clero e con i vari organismi di partecipazione diocesani, è quello delle “attese di Vangelo”. I lavori si concentreranno cioè, su come essere sempre più una Chiesa missionaria, capace di testimoniare e annunciare il Vangelo, interpretando le inquietudini e le attese della gente, impegnandosi in una sempre più autentica comunione.
Il Sinodo nella storia della Chiesa locale
Il prossimo Sinodo è il primo dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965). L’ultimo fu convocato infatti nel 1937 dal vescovo Giuseppe Debernardi (vescovo di Pistoia del 1933 al 1953), secondo un’impostazione e un criterio molto diversi. Si può affermare che la storia moderna di Pistoia è segnata dalla celebrazione dei Sinodi: quello convocato dal vescovo Scipione de’ Ricci nel 1786 è entrato a pieno titolo nella storia della Chiesa, non solo per alcune proposizioni poi ritenute eretiche, ma anche per aver profondamente cambiato il volto della Diocesi e del territorio, promuovendo anche intuizioni estremamente anticipatrici, come l’insistenza sulla pastorale parrocchiale e l’uso della lingua italiana nella liturgia.
Oggi la convocazione del Sinodo è l’occasione di vivere più pienamente la stessa identità ecclesiale. Non si tratta di “inventare” qualche soluzione pratica o di cambiare la “dottrina” e la disciplina della vita della Chiesa, quanto di “capire” il cammino che Dio continua a rivelare ai credenti nella storia tramite il suo Spirito.
Resta il fatto però, che il Concilio Vaticano II e recentemente il magistero di Papa Francesco, insistono molto, anche a riguardo della celebrazione del Sinodo, sulla necessità di valorizzare la partecipazione dei laici, di sottolineare la comune identità di figli di Dio illuminati e sorretti dalla grazia del Battesimo. In questo senso, afferma il vescovo Tardelli, «è venuto il tempo ormai, dopo tante tergiversazioni, che la grazia del Battesimo si esprima nella partecipazione plurale e gioiosa di tutto il popolo di Dio alla vita e alla missione della Chiesa».