Il prossimo 12 giugno i cittadini dei Comuni di Pistoia, Quarrata, Serravalle Pistoiese e San Marcello, Piteglio saranno chiamati a eleggere il sindaco e a rinnovare i consigli comunali. Questa tornata elettorale amministrativa coinvolgerà circa 140.000 residenti, oltre la metà di coloro che abitano nella Diocesi di Pistoia, e rappresenta un momento alto di democrazia interessando l’istituzione più prossima ai cittadini. Stiamo attraversando un periodo complesso, che stenta a trovare una via significativa di rigenerazione e nutriamo aspettative per il ruolo che le amministrazioni svolgono, quale collante per una ricomposizione nello smarrimento e nella frammentazione che la comunità intera sta attraversando.
Premettiamo che la Chiesa di Pistoia non si schiera, come è ovvio, ma al tempo stesso non può non dare voce alle preoccupazioni di un territorio che da molti anni ha smesso di crescere e prosperare, la cui economia è in cronica stagnazione, se non addirittura in decrescita e registra un tasso disoccupazione fra i più bassi della Toscana (10%): un dato che è raddoppiato in 15 anni. La disoccupazione giovanile è arrivata a toccare il 44%, ben al di sopra delle medie regionali (22,9%) e nazionali (32,9%); il tasso di inattività rasenta il 30%. Abbiamo un esercito di pensionati (circa 85.000), senza considerare i pensionati ex liberi professionisti; sono 2.000 le imprese in meno rispetto a 15 anni fa e il tasso di crescita imprenditoriale è sceso a 0 (zero). In altre parole i cittadini che non lavorano che stanno superando il numero dei cittadini che lavorano.
Le situazioni di marginalità e di criticità nel nostro territorio si sono ampliate e approfondite: a vecchie criticità se ne aggiungono nuove che colpiscono e in taluni casi affondano gli anziani, i giovani e le famiglie. La crisi economica prima e la pandemia dopo hanno visto aumentare le richieste di aiuto su tutto il territorio. I beneficiari dell’emporio sociale, ad esempio, sono passati dai 427 del 2019 ai 687 nel corso dell’anno 2021. Altrettanto gravosa è la richiesta di sostegno per il pagamento di utenze, affitti, mutui per la casa. Sul fronte del sostegno alla Diocesi di Pistoia, tramite la Caritas, si sono rivolti 5.500 cittadini in cerca di aiuto. Il 33,3% sono stranieri, mentre il 66,7% sono cittadini italiani (report 2021 Caritas Pistoia).
Esiste poi un’emergenza demografica imponente, che riguarda in particolare la montagna ma estende i suoi effetti anche in città. L’indice di vecchiaia (quello che si calcola moltiplicando per 100 il numero dei residenti over 65 per poi dividere il risultato per il numero dei giovani under 14) raggiunge una cifra stratosferica: 432,6. Più del doppio rispetto all’indice di vecchiaia dell’intera Provincia di Pistoia che, con 47 anni di media, è già uno fra i più alti in una Regione, che a sua volta è una fra le più vecchie in Italia.
Nell’elenco delle problematiche di questo territorio c’è da annoverare anche il problema dei migranti. Le crisi internazionali hanno spostato l’attenzione sui flussi migratori dall’Ucraina, ma la pressione migratoria sulle rotte marittime è ancora altissima. La politica nazionale non ha mai posto rimedio ai vulnus normativi che tendono a creare fantasmi, finendo poi per ostacolare con la burocrazia gli iter di riconoscimento dei diritti o il percorso stesso di integrazione. Allo stesso tempo, appare chiaro che nelle zone grigie e nel rimpallo di responsabilità si continuino a favorire meccanismi di propensione alla devianza e alla microcriminalità, che in definitiva si vanno scaricare sulle comunità locali, aumentando le divisioni e le incomprensioni. Chi amministrerà i comuni si troverà nuovamente ad affrontare questa emergenza cronica, con strumenti amministrativi ed economici certamente limitati e che senz’altro costringeranno a fare appello anche all’umanità e alla coscienza di ciascuno.
Le problematiche che per sommi capi abbiamo elencato spingono ad affermare che non è più il tempo di consolarsi con rendite di posizione che imprigionano opportunità. Se vogliamo uscire da questa situazione è impellente fare i conti con la realtà, mettendo in discussione, e anche mutare, quei paradigmi di sviluppo che fino ad ora ci hanno accompagnato e ai quali siamo affezionati. Il bene comune spesso non corrisponde al bene di tutti e il coraggio di scelte, anche impopolari, è parte essenziale di una buona politica. Ma tutto questo ha senso solo all’interno di un percorso di ascolto e di partecipazione.
Con l’Enciclica Laudato Sì Papa Francesco ha sollecitato un’ecologia integrale che abbia a cuore l’uomo nella sua interezza in armonia con il Creato e invita ad aver cura della Casa Comune. Vorremmo quindi pensare che le prossime amministrazioni comunali possano trarre ispirazione da quel documento, ovvero considerino importante attivare politiche significative all’insegna della solidarietà, della sussidiarietà e della cura del creato, in grado di rimettere in moto quella essenziale generatività che è vera ricchezza e motore di crescita per le comunità amministrate. In altre parole, l’attenzione agli ultimi, a politiche ritagliate sui bisogni dei paesi e delle città, chiama ad interpretare risposte per esigenze che stanno mutando profondamente e che non possono fare a meno di una nostra particolare e concreta conversione nello stile di vita.
Il lavoro, innanzitutto: la dimensione di sviluppo delle condizioni per un lavoro stabile, dignitoso,creativo deve impegnare gli amministratori come priorità. Il dramma delle morti bianche, inoltre, è una ferita anche nei nostri comuni. È necessario che la formazione di una cultura del lavoro sicuro si estenda in primo luogo anche dalle comunità locali.
La sostenibilità: un altro tema centrale che si ramifica in molti degli snodi del nostro ragionamento e che prende le mosse dal presupposto che “tutto è connesso”. Agire sulla sostenibilità significa ripensare gli stili di vita e le abitudini, soprattutto lavorare per una politica che rimetta al centro l’uomo, i suoi bisogni e il rispetto della casa comune, per chi la abiterà dopo di noi.
La cura:per essere veramente generativi chiediamo ai futuri sindaci o sindache di guardare alla cura del territorio. Curare non si riferisce soltanto ai significati sanitari o ambientali, che pure sono primari, ma fa riferimento anche al tema della relazioni nelle comunità: tra istituzioni, famiglie, generazioni, culture. Aver cura di un territorio significa aiutare chi rimane indietro e si perde, guardando e prendendosi carico a 360 gradi tutte le situazioni di marginalità che oggi si presentano in tutte le fasi della vita.
Impegno contro lo scarto: tutte le parole ed esempi che abbiamo portato arrivano qui, alla lotta alla cultura dello scarto. Questo impegno significa un cambio radicale di prospettiva, una svolta educativa, che parla in modo diverso delle persone, del creato, delle fasi e degli accadimenti della vita. La cultura dello scarto che impregna il quotidiano deve lasciare spazio a nuove prospettive, che proprio qui, dal basso, possono partire e prendere il largo.
Sappiamo bene che le scelte saranno faticose, a volte impopolari e non prive di rischi per chi amministra. Tutte queste questioni, infatti, possono essere affrontate solo con l’impegno del lungo periodo. Andare infatti oltre alle vetrine “social” e all’umore istantaneo sui singoli provvedimenti è faticoso e generalmente poco premiante. Ma lo scatto che vi è richiesto è proprio questo: che siate donne e uomini di un futuro che rimetta al centro le persone, meno arido e divisivo, sicuramente più fraterno.