Publiacqua nasce nel 2002 per la captazione, distribuzione e depurazione delle acque tra i comuni di Firenze, Prato, Pistoia, Empoli e tutti i comuni più piccoli del comprensorio. Nel giro di 2/3 anni abbatte drasticamente i costi di produzione ereditati dai singoli Comuni riportandoli al di sotto dei prezzi di erogazione. In generale tutto il sistema diventa molto più efficiente tanto che il Margine operativo lordo passa dai 10 mln del 2002 ai 67 del 2010. La società non solo è più efficiente ma genera anche utile e soprattutto evita le ricorrenti crisi agostane dovute alla mala gestione dei comuni. Fino a questo punto, siamo all’inizio degli anni ‘10, si è fatta un’ottima ristrutturazione industriale. 

Dal 2010 le tariffe cominciano a crescere vorticosamente con un aumento alla fine del decennio nell’ordine di circa 45% generando una quantità di utili esorbitante. Si passa dagli 8,5 mln del 2011 ai 44,5 del 2018 e 39,3 del 2019, con un capitale sociale versato di 150 mln, con rendimenti che sfiorano il 30% annuo del capitale investito. Ed è qui che dalla Regione mettono gli occhi su quel ben di Dio che sono gli utili prodotti ed escogitano un piano tutto finanziario. Vorrebbero quotare in borsa Publiacqua conferendola in una cosiddetta “Multiutility”, far crescere il prezzo delle azioni e con il ricavato liquidare Acque Blu (leggi Caltagirone) che detiene il 40% e mettere le mani su tutto il malloppo, giustificando, a mezza voce, l’operazione per rimettere in sesto Alia che è in perdita, ma non poi così grave, tanto che nel 2019 era in utile per 0,5 mln e nel 2020 in perdita per 3,5 mln. Invece di pensare ad un piano industriale per Alia, hanno escogitato un piano finanziario andando nella “fossa dei leoni” della Borsa.

Di fronte a queste evidenze avremmo preferito una soluzione come quella relativa alla erogazione dell’elettricità: la Regione si tiene la captazione e il trasporto dell’acqua e poi diverse società private, in concorrenza tra loro, gestiscono la fornitura. Tutto sarebbe stato molto più trasparente, ma in Toscana, la concorrenza non piace, e si preferisce una sorta di monopolio. Il silenzio su questo argomento in campagna elettorale ci fa pensar male: c’è una qualche differenza tra destra e sinistra su temi importanti come questo? Ma soprattutto, è bene sapere che nella pianura pistoiese ci sono almeno 11.000 persone che adoperano il pozzo privato senza alcun controllo delle acque per i costi altissimi pretesi da Publiacqua per l’allacciamento.

Piero Bargellini