Storia di un matrimonio sostenuto dalla fede

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La testimonianza di Alfredo Niccolai e Catia Breschi: la bellezza della famiglia oltre ogni difficoltà

Quella di Alfredo Niccolai non può essere definita una vita semplice: un matrimonio, tanti figli con altrettante difficoltà, una copisteria da mandare avanti, a cui si è aggiunta di recente la nascita di una bambina con sindrome di Down e la scomparsa dell’amata moglie, Catia Breschi. Catia se ne è andata a 53 anni. Il tumore che l’ha portata alla morte le è stato diagnosticato quando aveva già ormai quattro metastasi. Ha seguito il ciclo completo di sei mesi di chemioterapia. Purtroppo i medici le avevano dato 6-8 mesi di vita, e così è stato.

Tanti fili che si intrecciano e che sembrano difficili da tenere insieme, soprattutto quando a intricare ulteriormente la trama e l’ordito contribuiscono i giudizi (e soprattutto i pregiudizi) del prossimo. Eppure Alfredo racconta di «aver ringraziato Dio ogni giorno. La fede in Dio mi ha sostenuto attraverso ogni difficoltà, mi ha sempre dato l’entusiasmo per affrontare la vita dal momento in cui scendevo dal letto al mattino fino a quello in cui mi coricavo la sera, pieno di fiducia per il domani». Alfredo ha sentito la vocazione al matrimonio dal momento in cui, dopo «tanti errori» – come lui li definisce – ha incontrato Catia, quella che è diventata la donna della sua vita. «Catia era il ritratto di ciò che avevo sempre chiesto a Dio» afferma Alfredo, che con questa donna ha scelto di avere ben 9 figli. «Io e mia moglie abbiamo avuto subito dopo il matrimonio quattro figli, attirandoci le critiche dei nostri genitori che non capivano questo bisogno di avere una famiglia numerosa. Ci siamo poi presi 10 anni di pausa prima di avere gli altri. Abbiamo deciso, dopo dieci anni, di allargare la famiglia perché sentivamo questo bisogno, una sorta di senso di genitorialità che ci chiamava». I figli della coppia hanno dai 32 ai 5 anni: Luca, Paolo, Ettore, Sara, Michele, Daniele, Serena, Isacco, Ester. «La nostra casa è sempre stata animata dalla gioia. Anche i momenti più duri, in cui ci trovavamo senza luce elettrica, sapevano diventare magici, una benedizione, come quando pregavamo insieme a tavola, a lume di candela, prima di cenare ». Il rapporto che si è instaurato tra Catia e Alfredo è nato e cresciuto sempre nella parola di Dio.

«Fin dal fidanzamento ci siamo affidati alla Chiesa per il nostro rapporto prematrimoniale. È stato un sacerdote a spiegarci innanzi tutto il valore del fidanzamento: un momento in cui, per i due innamorati, conoscersi attraverso le parole e le carezze diventa un investimento per il domani e per tutte quelle circostanze future in cui forse la lontananza o la malattia li costringerà a stare lontani fisicamente, ma saranno i piccoli gesti di tenerezza a tenerli uniti». Quello tra Catia e Alfredo è stato un matrimonio durato oltre trent’anni fatto di serenità, un rapporto così speciale e forte che la gente non credeva potesse esistere davvero. «La gente credeva che l’amore tra me e Catia fosse un inganno, una facciata, una costruzione. Non è così. Ci siamo scelti e amati dal primo giorno all’ultimo. E la nostra famiglia è il frutto di questo amore» spiega Alfredo. La piccola Ester, l’ultima figlia, è arrivata «come un dono da Dio, una piccola perla che mi ha insegnato per la prima volta a essere soprattutto un babbo prima ancora che un padre. Ora incombono su di me tante responsabilità senza mia moglie, ma la fede mi dà la forza di affrontarle ogni giorno, così come mi dà la forza di affrontare la sua assenza».

Alice Peloni