Quali scenari e difficoltà incontra chi si apre alla vita adulta? Una riflessione tra generazioni che lascia spazio alla speranza
È un miscuglio di sentimenti quello con cui guardo al cammino dei giovani. In primo luogo, guardo il loro cammino con trepidazione. Potrei gioire per l’esplosione della loro vitalità, per l’abbondanza delle loro risorse, per i piccoli e grandi sogni che coltivano, per il loro bisogno di spazi, di relazioni e di amicizie. In effetti, gioisco, mi commuovo e cerco persino a 90 anni di lasciarmi contagiare dal loro desiderio di vivere. La loro presenza è un’efficace terapia per noi che di passi ne abbiamo fatti tanti; è come se essi ci spingessero ad andare ancora e oltre.. quel poco che ci resta. Forse era proprio questo il regalo che una giovanissima nipote faceva alla sua bisnonna spingendo la carrozzina su e giù per il corridoio dell’ ospedale dove anch’io ero ricoverata e circondata da tanti giovani infermieri.
Al loro futuro, anche inconsciamente, appendiamo come a un attaccapanni quel pugnetto di anni che Dio ci concede ancora di vivere; come fanno i nonni con i loro nipoti. Tuttavia, la gioia e la commozione sono venate da un’ombra di amarezza. Avrei voluto per loro un mondo diverso, senza guerre, senza odio, senza disuguaglianze sociali, senza ingiustizie, senza ipocrisie. È vero, c’è anche tanto bene, palese e nascosto di cui godere, ma ci sono anche e ancora uomini arroganti e prepotenti, idolatri di potere e di denaro, sfruttatori della terra e delle forze di chi lavora. Il mondo in cui essi vivono non è quello sognato da Dio.
Mi domando se noi grandi e adulti ci siamo dimenticati di costruire un mondo diverso, pacificato anche con la natura per cui, anche i giovani, oggi, assistono con sgomento ad eventi mai immaginati; chi avrebbe pensato che sarebbe precipitata a valle con violenza inaudita anche la regina delle Dolomiti? E se noi, invece di idee, di sguardi lungimiranti, di slanci e di passioni avessimo soltanto riempito i loro zaini di cose facili, comode, inutili? Con quali valori abbiamo riempito i loro zaini? E se non li avessimo aiutati a sufficienza a cercare il senso della vita, le sue profonde ragioni? E se fossimo stati negligenti nell’ insegnare loro con l’esempio e le parole a scegliere i percorsi giusti, i tempi utili per crescere e maturare? Dicono che io abbia un debole per regalare pile tascabili; mi piace darle come simbolo di un aiuto per trovare, nel groviglio delle difficoltà, ogni giorno, il senso profondo della vita. Guardo al cammino dei giovani con trepidazione perchè sono consapevole che il loro futuro non sarà facile, anche per motivi economici e sociali. Ma anche a noi la vita ha chiesto tanti sacrifici! Perciò i giovani non dovranno scoraggiarsi, arrendersi, ma fare appello alla loro intelligenza e alla loro fantasia.
Guardo al cammino dei giovani come un cammino di gratitudine per il dono della vita che è così preziosa e bella da non poterla, in alcun modo, “sprecare”. Un cammino di gratitudine per i genitori e la famiglia dove hanno ricevuto abbondanza di amore e di attenzione. Guardo al cammino dei giovani come un cammino di responsabilità civile, sociale e politica. Chiamati a far parte di una comunità, auspico che essi ne siano parte viva, anzi che ne siano protagonisti, indicatori di progetti e di nuovi percorsi! Nessuno, per fare un mondo diverso e bello deve stare a braccia conserte! Guardo al cammino dei giovani come un cammino di fede e di preghiera. Un cammino dove si invoca l’aiuto di Dio per coltivare i sentimenti dell’ anima e la salute del corpo. Dove i sentimenti non si vendono e non si comprano per pochi spiccioli di felicità. Guardo al cammino dei giovani come la ricerca della felicità di tutti.
Suor Delfina