I docenti di religione della Diocesi di Pistoia incontrano Andrea Monda, direttore dell’Osservatore Romano

«La mia prima lezione a scuola serviva a raccontare la parola relazione. Dopo essermi presentato andavo alla lavagna e scrivevo la parola “religione”, poi cancellavo le lettere centrali e invitavo i ragazzi a inserirne altre per comporre nuove parole»: “relazione” era ovviamente la parola decisiva che alla fine saltava fuori. Venerdì 14 ottobre, rivolgendosi agli insegnanti di religione della Diocesi di Pistoia, raccolti dall’Ufficio scuola diocesano per un primo incontro di formazione professionale, Andrea Monda, oggi direttore dell’Osservatore Romano, ha raccontato episodi chiave dei suoi anni di insegnamento, incantando gli ex colleghi nel ripercorrere le tappe della propria vita, proiettata da un noioso lavoro in banca ai banchi di scuola e da lì, inaspettatamente, alla scrivania di direttore del giornale del Papa.

«Quando ho iniziato a insegnare pensavo che il professore fosse quello che doveva dire sempre qualcosa. Col tempo ho capito che la cosa più importante è ascoltare». D’altra parte spesso, commenta Monda, «tu parli una lingua che loro non capiscono ». «Se vi dico salvezza, cosa vi viene in mente?» domandava ai suoi studenti: «Minuto di silenzio. Poi qualcuno, in fondo, alza la mano e dice: Professore, la salvezza dalla serie B». «Insegnare religione oggi in Italia — chiosa Monda — significa praticare uno sport estremo. Da adolescente sognavo di fare il missionario in Patagonia, di mettere a rischio la mia vita in regioni remote del mondo… poi…». Così, tra il serio e il faceto Monda conduce i docenti in profondità, di fronte alle sfide autentiche di una disciplina spesso negletta. In classe non è sempre facile: ragazzi provocano, ma il punto è raccontare un’altra storia, far capire che un’altra storia è possibile.

«Gli insegnanti di religione — commenta Monda — si trovano sulla frontiera più importante, sono l’avamposto della cultura, della società, della spiritualità. Possono svolgere un ruolo importante per dare senso all’esistenza ». Monda suggerisce ai docenti uno sguardo diverso: quello “del forestiero” che ha fatto proprio anche nella conduzione dell’Osservatore Romano.

È lo sguardo di Gesù ad Emmaus, scambiato per uno straniero dai due discepoli di ritorno da Gerusalemme. «Gesù sta in mezzo a loro, entra nelle conversazioni degli uomini, nelle storie di oggi. Devo portarmi dentro lo sguardo del forestiero, che per me oggi è lo sguardo romano che vuol dire cattolico, cioè universale».

I professori di religione, d’altra parte sono degli inviati, «mandati dall’ordinario diocesano, il vescovo, lì dove c’è il presente e il futuro del nostro paese: più Chiesa in uscita di questa non c’è». I professori di religione — aggiunge — sono chiamati a uscire; «uscire fisicamente, recarsi nei luoghi della scuola, ma anche a uscire dagli schemi mentali che spesso affliggono anche noi cattolici, che spesso ci rifugiamo in schemi vecchi, superati dalla storia, dalla realtà e un po’ difensivi, da roccaforte assediata. Dobbiamo uscire da questa logica dicotomica, per andare con fiducia incontro ai ragazzi, amandoli». «Noi li amiamo i nostri studenti?» domanda Monda agli insegnanti e ricorda: «In un’ora può succedere di tutto», può accadere qualcosa di decisivo per la vita di un giovane. «I ragazzi cercano il fuoco. E il fuoco si trasmette per contagio. Educare — diceva Plutarco — non è riempire dei vasi ma accendere dei fuochi».

Di fiaccole Monda ne se accendere, toccando i tasti giusti, quelli che risvegliano la curiosità dei ragazzi, ma soprattutto quelli che accendono il fuoco delle loro passioni e dei loro desideri. La competenza scientifica, d’altra parte non è tutto. «Se un uomo sa solo di calcio — commenta Monda citando una sua intervista a Mourinho, il noto allenatore — non sa niente di calcio». Allo stesso modo con i ragazzi non basta la conoscenza, serve l’esperienza di vita: «Ai ragazzi arriva la storia vera, vogliono sapere chi siete».

Poi, forte di una conoscenza letteraria che lo ha fatto studiare numerosi autori, da Tolkien a Lewis, fino a Chesterton, Monda cita la poetessa americana Mary Oliver, autrice una brevissima ma significativa poesia: «Instructions for living a life. Pay attention. Be astonished. Tell about it»: Istruzioni per vivere la vita. Fai attenzione. Meravigliati. Raccontala. Un viatico estremamente sintetico, eppure capace di suggerire un orizzonte sconfinato nella relazione con i ragazzi e nella comprensione di senso della realtà.

Ugo Feraci