Servizi innovativi e nuovi progetti nel prossimo futuro della Fondazione Sant’Atto che presenta le linee guida dei prossimi mesi, a sostegno del territorio, ma anche della lotta alla marginalità

Una progettualità in evoluzione cercando di comprendere le richieste del territorio intervenendo con servizi alla persona sempre più innovativi. La Fondazione Sant’Atto promuove, coordina e valorizza le esperienze di carità, accoglienza e solidarietà nella diocesi di Pistoia e da qualche mese vede come nuovo direttore generale Michael Cantarella.

Direttore Cantarella, la Fondazione Sant’Atto contrasta – fin dalla nascita – la cosiddetta cultura dello scarto: come si sviluppa questa attività?

L’idea della Fondazione è quella di riunire una serie di realtà associative che operano nella lotta alla marginalità sociale. Un lavoro che va ad intervenire direttamente su queste fragilità, come ad esempio quella degli anziani con il lavoro del Centro Monteoliveto e del Centro Diurno Alzeheimer, con una specializzazione perciò in ambito sociosanitario.

Nella Fondazione arriva anche la lunga esperienza, ultraquarantennale, della Ceis che va a raccogliere l’eredità di suor Gertrude ed alla sua opera nella provincia di Pistoia nel servizio di recupero delle tossicodipendenze.

A queste attività si aggiungono alcuni servizi in gestione da parte della Caritas diocesana, come ad esempio l’Emporio della Solidarietà, che ad oggi è uno dei servizi più importanti, in crescita di circa il 30%, come esplicitato anche nel recente dossier Caritas, intervenendo direttamente sulle povertà alimentari. Un aumento che è frutto dei rincari energetici ma anche di un maggiore numero di accessi all’Emporio. erchiamo perciò di combattere la “cultura dello scarto” anche attraverso servizi moderni, ed innovativi, di supporto e recupero delle marginalità che emergono effettivamente dal territorio.

Dal recentissimo rapporto della Caritas diocesana, sono in forte aumento gli anziani in difficoltà socio-economiche che si rivolgono ai Centri d’ascolto. Quali sono i servizi già attivi che la Fondazione Sant’Atto mette a disposizione di queste persone?

Il principale snodo in tal senso è senza dubbio l’Emporio della Solidarietà, con un servizio di primo ristoro necessario al sostentamento alimentare. Gli altri servizi che stiamo predisponendo sono davvero trasversali: primo tra tanti è quello dell’assistenza psicologica alle relazioni familiari. Un dato che emerge da svariati anni nei rapporti della Caritas diocesana è quello della recrudescenza della povertà in presenza di rapporti familiari molto fragili.

Quello che cerchiamo di mettere in campo con questo nuovo servizio è un supporto che si andrebbe ad attivare dopo la richiesta di aiuto al Centro di ascolto, per sostenere le persone che non hanno le risorse economiche per un tipo di supporto psicologico. Questa è una proposta quasi preventiva di aiuto che cercheremo di sviluppare con Caritas nel 2023 come un progetto di sostegno in collaborazione con associazioni e psicologhe esperte in trattamento psicoterapico.

Quali sono i progetti principali in cui la Fondazione Sant’Atto è coinvolta nel prossimo futuro?

Il centro anti-maltrattamento dei minori Crisalide è senza dubbio uno dei maggiori progetti del prossimo futuro, appena presentato. In questo centro vengono affrontati casi di maltrattamento minorile che giungono da privati, dalla Società della Salute o su richiesta diretta, ma anche quelli evidenziati dagli incidenti probatori e quindi dal Tribunale. Il servizio del centro Crisalide però si rivolgerà anche all’interno della stessa Fondazione, supportando le realtà attive nel recupero dei casi di tossicodipendenza, andando ad individuare anche le origini di questi casi di maltrattamenti.

Tra gli altri servizi che tenteremo di far ripartire nel 2023 c’è quello dell’assistenza domiciliare agli anziani, a fronte di una richiesta veramente importante nei nostri confronti, perché le domande che pervengono superano abbondantemente le disponibilità presenti nelle strutture e che quindi risultano praticabili solo attraverso una domiciliazione. Si tratta della ripartenza di un servizio avviato pochi mesi prima dello scoppio della pandemia da coronavirus ed interrotto per via della normativa in stato pandemico. A questi due servizi principali si affiancheranno tante altre idee e progettualità ancora in via di definizione con l’obiettivo di rendere la Fondazione Sant’Atto una realtà ancora più solida e di riferimento per il territorio pistoiese, e non solo, cercando di realizzare servizi alla persona innovativi, aggiornando la nostra offerta a quelle che sono le richieste della cittadinanza, in collaborazione ovviamente con il Servizio Sanitario Nazionale, ma anche aprendosi anche ad altre realtà, con il supporto di Caritas, individuando le principali criticità che si andranno a manifestare sui territori coinvolti.

di Dario Cafiero