Da sinistra: Daniele Burlini, Franco Pacini, Beatrice Pagliai, il vescovo Tardelli, Giuseppe Topia, Gianfranco Porru

Nell’omelia del vescovo Tardelli per la Festa del Battesimo del Signore una riflessione sulla natura dei ministeri istituiti

Domenica 8 gennaio il vescovo Tardelli ha presieduto in Cattedrale la Messa per la festa del Battesimo del Signore nella quale ha conferito il ministero del lettorato a due candidati all’ordine del diaconato – Giuseppe Topia e Franco Pacini – e il ministero dell’accolitato a Daniele Burlini, Gianfranco Porru e Beatrice Pagliai, la prima donna ha ricevere questo ministero istituito nella diocesi di Pistoia. 

«Un evento importante, significativo — quello dell’accesso di una donna al ministero istituito dell’accolitato — perchè evidenzia ancora di più la partecipazione dei laici alla missione della Chiesa. In questa partecipazione dei laici — ha affermato il vescovo Tardelli — un posto importante, fondamentale, essenziale è quello delle donne che già vivono grandi responsabilità e impegni e servizi. Senza la presenza femminile le nostre comunità sarebbero più povere e davvero in-capaci di muoversi». In molte parrocchie, ad esempio, le donne rappresentano già un punto di riferimento importante, come catechiste, animatrici, ministri straordinari dell’Eucarestia.

Il Motu proprio di Papa Francesco Spiritus Domini va in questo senso, valorizzando quanto contenuto nel dono del Battesimo: «determinati ministeri istituiti dalla Chiesa hanno per fondamento la comune condizione di battezzato e il sacerdozio regale ricevuto nel Sacramento del Battesimo; essi sono essenzialmente distinti dal ministero ordinato che si riceve con il Sacramento dell’Ordine»; «essendo basati sul sacramento del Battesimo, possono essere affidati a tutti i fedeli, che risultino idonei, di sesso maschile o femminile».

«Nella festa di oggi — ha ricordato il vescovo Tardelli nella sua omelia per l’8 gennaio — troviamo il senso dei ministeri: essi sono per la salvezza dell’umanità; sono espressione della missione di Cristo e della Chiesa che è quella di aiutare gli uomini a ritrovare la via della salvezza che li fa veri figli di Dio e fratelli veri gli uni degli altri. I ministeri istituiti esprimono la missione che però è di tutta la Chiesa nel suo complesso. Essi sono al servizio della missione di tutta la Chiesa. Non assorbono cioè la missionarietà della Chiesa, che resta di ogni battezzato, uomo o donna che sia; essi sono dati invece per l’animazione, il sostegno, la crescita di tutto il popolo di Dio. Essi non sostituiscono il mandato di tutti né ne sono l’espressione più alta: sono invece al servizio, un servizio da svolgersi mai da sopra un piedistallo ma dall’ultimo posto». 

«Essere accoliti o lettori – ha poi aggiunto il vescovo Tardelli —non significa diventare uomini o donne di “sagrestia”, separati cioè o distaccati da quella quotidianità dell’esperienza umana che è la vita di un laico. Tutto al contrario, significa portare dentro il servizio ministeriale primariamente la propria condizione di vita laicale vissuta nel mondo».

Nei ministeri, ha concluso il vescovo « non sono le nostre capacità che vengono esaltate: è invece il dono dello Spirito che ci rende capaci di svolgere al meglio il ministero. Per questo, ogni ministro deve invocare continuamente il dono dello Spirito e lasciarsi plasmare dal suo soffio vitale, senza mai perdere questo riferimento “dall’alto” del compito che gli è affidato».

Ugo Feraci