Appuntamento in città per quanti hanno raggiunto la città del Santo Apostolo. A chi parte saranno consegnate le credenziali per il Cammino più famoso al mondo

Il 4 febbraio Pistoia celebra il pellegrinaggio iacobeo con un evento di respiro regionale. L’iniziativa, a cura del Capitolo Toscano della Confraternita di San Jacopo di Compostella e in collaborazione con il Comune di Pistoia, ha invitato tutti i pellegrini «a condividere esperienze e racconti di cammino » per la “Festa del Ritorno”. Una proposta che non ha la leggerezza della rimpatriata, ma intende costruire una più profonda sensibilità per il pellegrinaggio.

«In realtà — afferma Paolo Rindi, della Confraternita di San Jacopo di Pistoia — la “festa del Ritorno” è una tradizione che la Confraternita ha da diverso tempo, ma il Capitolo Toscano, che si sta ingrandendo, anche grazie all’attività dello Spedale di Sant’Andrea, sta crescendo progressivamente. Lo scorso anno l’iniziativa fu realizzata a Lucca con l’arcivescovo Paolo Giulietti, noto amante dei cammini; quest’anno abbiamo pensato di farla a Pistoia, nella prossimità della festa del 2 febbraio, quando tradizionalmente i pellegrini in partenza per Santiago ricevevano la benedizione prima del viaggio. Verso le 12, presso lo Spedale di San Jacopo in Sant’Andrea — spiega Rindi — consegneremo le credenziali per quelli che partono in questo anno. La Confraternita, generalmente, le consegna a chi intende fare un cammino spirituale e d’altra parte anche questo momento ha una piccola ritualità: viene dato in mano al pellegrino il bordone, che rappresenta la fede, la scarsella, che dice la carità, è infine è consegnato il documento del pellegrino. Le prossime volte speriamo di poterla celebrare il 2 febbraio, in occasione della presentazione al Tempio: è una tradizione da custodire». In questi anni, d’altra parte, a Pistoia è molto cresciuta l’attenzione per il pellegrinaggio: «e la città — prosegue Rindi — è crocevia e allo stesso tempo meta di pellegrinaggi. Il concetto del “ritorno” è legato perlopiù a persone che sono andata a Santiago; vivere questo momento a Pistoia, la Santiago Minor, è anche una sorta di ritorno: ci sono simbologie, ritualità che riproponiamo come sono proposte a Santiago, dalla devozione a San Jacopo, alla lavanda dei piedi nell’accoglienza dei pellegrini».

L’evento è anche un momento per gustare di nuovo il sapore della comunione: «Quando sei in cammino è come se si formasse una comunità, quando si è lungo la strada ha sempre l’occasione di rincontrarsi, di rivedersi. Durante il cammino si crea naturalmente un legame. Da questa intese nasce la festa del ritorno: non una festa per celebrare l’impresa, ma un’occasione di condivisione, di racconto di quanto abbiamo sperimentato e vissuto. Il cammino va molto in profondità, a prescindere dall’intenderlo come pellegrinaggio In base alle nostre conoscenza, sono oltre 400 quelli che in Toscana sono andati a Santiago». Il 4 febbraio sarà una giornata ricca di appuntamenti: «la Confraternita — spiega Rindi — si occupa della prima parte della Giornata. Nella saletta del complesso parrocchiale di Sant’Andrea ci sarà un incontro aperto con i pellegrini, quindi saranno consegnate le credenziali e seguirà un piccolo pranzo. Il pomeriggio è invece un momento più istituzionale. Il Comune consegnerà dei riconoscimenti a quanti hanno fatto il Cammino iacobeo e lo hanno fatto in maniera speciale: da chi è stato a Santiago 60 volte a chi lo ha percorso a piedi partendo dal nostro territorio».

La Festa del Ritorno permette però anche di fare un bilancio sull’attività dello Spedale di Sant’Andrea, aperto circa un anno e mezzo fa. «Non avevamo l’idea di quello che sarebbe successo — commenta Rindi —; ma di persone ne sono arrivate tante e tra queste molte fanno il Cammino di San Jacopo. La scommessa per il futuro è rendere Pistoia tappa fondamentale su più cammini: dalla Romea Strata, alla Francesca della Sambuca. Vorremmo che l’attività si aprisse sempre più, per questo stiamo lavorando perché lo spedale sia conosciuto anche all’estero. Su quasi 400 pellegrini che in un anno e mezzo si sono fermati a Sant’Andrea pochissimi erano gli stranieri».

Per chi accoglie c’è poi sempre un coinvolgimento particolare: «non tutti gli ospitalieri si commuovono o si emozionano, ma certamente tutti sentono il calore di questa accoglienza. Siamo stati a nostra volta accolti da pellegrini, per questo l’ospitaliero ce la mette tutta per restituire quello che durante il cammino altri gli hanno donato quando lo hanno accolto. Vorrei fare percepire la bellezza del fare l’ospitaliero; si tratta di svolgere pochi servizi: accogliere, fare il caffè, preparare un piccolo pranzo o una cena in modo molto spontaneo. Sarebbe bello che Pistoia si riscoprisse sempre più città accogliente, ma mi rendo conto che Pistoia è cambiata radicalmente, oggi c’è sensibilità per i pellegrini, c’è chi augura buon cammino, offre posti per il riposo all’ombra… il cammino ha già fat-Lo to i suoi primi miracoli».

Daniela Raspollini