Al centro del secondo incontro l’occupazione di giovani e donne Coinvolti sindacati e industriali

Continuano gli incontri promossi dalla diocesi di Pistoia in preparazione al Sinodo diocesano che nella prossima primavera segnerà una prima significativa tappa del cammino intrapreso. Dopo quello con i sindaci e amministratori locali, è stata la volta dei rappresentanti delle categorie economiche e sindacali chiamate ad una riflessione sulle tematiche del lavoro, sulle sue molteplici istanze, valenze e contraddizioni e sulle ricadute sociali. Un territorio, quello diocesano, assai variegato: Pistoia capoluogo, la Piana Pistoiese con il vivaismo, la montagna con le pesanti difficoltà legate al suo spopolamento, vivaci realtà in Provincia di Prato come Montemurlo con le sue industrie, e poi Poggio a Caiano e Carmignano, per finire in Provincia di Firenze con piccole realtà come Vinci e Capraia e Limite.

L’invito del vescovo di Pistoia, Fausto Tardelli, ha raccolto ampia e qualificata adesione e, concordemente, è stato manifestato apprezzamento per l’opportunità di confronto offerta. Introducendo l’incontro Tardelli ha ricordato quanto la Chiesa di Pistoia, incamminata verso il Sinodo, tenga ad ascoltare la vita di tutti; ascolto indispensabile per operare quel discernimento senza il quale non saremmo capaci di leggere i segni dei tempi a cui, come credenti, siamo chiamati.

Il post pandemia, nell’analisi emersa dal confronto, ha visto una ripartenza dell’economia piuttosto vivace. I dati Istat segnalano, purtroppo, che Pistoia non raccoglie questa tendenza e in Toscana registra i valori peggiori. Una disoccupazione ad alto indice, le cifre corrisposte in termini di reddito di cittadinanza fra le più elevate rispetto alle altre province, la sparizione, negli ultimi due decenni, di determinate attività produttive manifatturiere. Si è registrata un’inversione di proporzione tra gli occupati in questo settore, nettamente predominanti prima, soppiantati oggi da quelli nel terziario con conseguente incremento del lavoro precario e povero.

A questo si associa un aumento della povertà, cosa che i Centri di ascolto Caritas segnalano da tempo. Povertà che non è solo reddituale ma, purtroppo, è educativa e sociale. Fra le aziende che sono riuscite a tenere il passo con i tempi, e con commesse da evadere, si registra la difficoltà ad assumere personale. Pare un paradosso dal momento che i tassi di disoccupazione sono elevati ma ciò deve interrogare sul rapporto, non risolto, fra scuola, formazione professionale e alta formazione da una parte e mondo del lavoro dall’altro. Allo stesso tempo il lavoro, anche quello manuale, che ha la sua dignità, deve riappropriarsi del suo prestigio sociale.

Giovani e donne, dicono i dati, sono le categorie maggiormente penalizzate. Se per i giovani l’istruzione può fare la differenza, per le donne bisogna riconoscere che l’Italia non è fatta per la famiglia e pure Pistoia non è fatta a misura di lavoro di donna. Qui il tema della conciliazione dei tempi della cura e del lavoro torna prepotentemente: mancano i servizi a supporto e mancano pure orari conformi alle necessità da conciliare. Un declino, quello del nostro territorio, che esige una spinta generativa che metta in sinergia pubblico e privato, idee, capacità di innovazione, risorse finanziarie e infrastrutture adatte ai tempi e di cui la parte pubblica non può non farsi carico.

All’invito della diocesi hanno risposto: l’Associazione industriali Toscana Centro, Confartigianato, Cna, Coldiretti, Confagricoltura, Ass. Vivaisti, Confcommercio, Cisl, Cgil, Acli, Mcl.

Piero Bargellini / Renata Fabbri