A 91 anni continua la sua opera di carità a favore delle famiglie in difficoltà

«Il Signore mi ha lasciato tante facoltà buone, però sono 91». Eppure, al momento, neanche l’età riesce a fermare la carità di Milena Zappalorti, la “signora dei poveri” che da più di quarant’anni è un punto di riferimento in città per quanti hanno più difficoltà. La sua non è la beneficenza di chi cede il superfluo, ma la risposta di chi ha sperimentato sulla propria pelle cosa voglia dire la miseria. A 15 anni — racconta — mio padre si era iscritto al partito fascista. Se non eri iscritto al partito a quel tempo non trovavi lavoro. Fu così infatti che entrò nelle Ferrovie. Dopo la guerra però per quella tessera fu cacciato e noi, senza mezzi, ci ritrovammo a vivere due anni tragici, senza ricevere aiuti da nessuno».

L’occasione di aprirsi alla carità è arrivata col tempo, attraverso il volontariato, una realtà che però si è rivelata troppo “stretta” per Milena. Troppe le necessità e come rimandare indietro chi ha bisogno subito? «Se un fratello ti chiede oggi quello che hai — spiega Milena — non gli puoi dire di tornare domani». Oggi la sua carità è portata avanti con l’aiuto di due collaboratori che, una volta al mese, le fanno una spesa di oltre mille euro da ridistribuire a quanti bussano alla sua porta. Per finanziarla Milena ha una manciata di sostenitori fissi che si autotassano di circa 10 euro mensili: «poi — commenta — qualcuno mi dà di più, altri meno». Per tutto il resto ci pensa lei, con la sua generosità e il suo lavoro: «continuo a cucire biancheria per la casa che cerco di vendere per incrementare un aiuto alla parrocchia e a questi poveri. Prima era diverso. Dopo la festa di Santa Rita mi prendevo cinque giorni per andare a prendere le rose che i fiorai non avevano venduto, me le caricavo sulla bicicletta e facevo il giro di tutti i negozi di Pistoia. Entravo e dicevo: “sono la moglie del medico A. e chiedo l’elemosina. Se volete vi do una rosa, se non potete darmi nulla ve la do lo stesso”. Tanti mi aiutavano».

«Un giorno – racconta Milena venne una mamma con una bimbina. Io gli diedi tutta la roba che avevo. Poi, prima di andarsene, si fermò fuori, si accese una sigaretta e mi domandò: “Milena, ma i pannolini ce l’hai?”. “Prima di comprare le sigarette – mi venne da dire – dovevi pensare ai pannolini”. Quando raccontai questo episodio al vescovo Simone Scatizzi lui mi rispose: “Milena, è stata molto cruda”. Quella risposta mi ghiacciò. Quando tornai a casa vidi la macchina di mio marito, quelle delle figlie, mi ricordai della casa in montagna per l’estate, dei quattro televisori. Quella sigaretta era forse l’unica soddisfazione di quella donna. Ci rimasi male. Ora finchè il Signore lo vuole provo a fare la carità e gli dico così: Aiutami ad aiutare me e gli altri».

D’altra parte i poveri non mancano mai. E se tra di loro ci fosse anche chi se ne approfitta un po’ per Milena non è un problema: «La gente si passa la voce l’un l’altro. Se vengono è segno che hanno bisogno ». In questi ultimi anni la carità non ha mai trovato sosta: «c’è stato un po’ più di flusso con la pandemia. Ora le famiglie sono 51 più o meno. Io cerco benefattori. Ora 1000 euro per la spesa non bastano più. Noi diamo 20 pezzi con generi di prima necessità », a chi dice “diminuiamoli” ha già detto di no. «Gesù non mi abbandona. Ma se avete un filo diretto telefonate a Gesù».

Nonostante gli anni Milena non si arrende. «E poi — conclude — la fede senza le opere è come un albero che non dà frutti. Vorrei che tu mi venissi a trovare per farti vedere le confezioni che faccio: asciugamani, federe, grembiuli e poi lenzuoli, presine, guantoni da forno. Si può venire a comprare. Di tutto quello che ho fatto non ho mai preso un centesimo. Fammi fare un peccato di presunzione: sono brava!». Con i suoi lavori Milena sostiene i suoi poveri. Per chi volesse acquistarli basta andarla a trovare a casa sua in via Ciampi 25 a Pistoia.

Daniela Raspollini / Ugo Feraci