Il futuro sacerdote: farsi prendere per mano da Dio. «Abbiamo sempre più bisogno di un momento per pensare in un mondo sempre più caotico e frenetico e che a volte ci fa perdere il senso dell’orientamento»
Domenica 23 aprile alle 18, nella Cattedrale di San Zeno, Andrea Torrigiani (32 anni) riceverà il sacramento dell’Ordine nel grado del diaconato dal vescovo Tardelli. Un tappa decisiva per il percorso vocazionale di Andrea, seminarista diocesano in cammino verso il ministero del presbiterato. Una strada che ha percorso a partire dal 2016, nel desiderio di seguire il Signore con la consegna di tutto se stesso.
«Chi si è lasciato attrarre dalla voce di Dio e si è messo alla sequela di Gesù – ha affermato papa Francesco – scopre ben presto, dentro di sé, l’insopprimibile desiderio di portare la Buona Notizia ai fratelli, attraverso l’evangelizzazione e il servizio nella carità».
Andrea, come ti ha attratto il Signore?
Nonostante provenga da una famiglia cattolica che ha sempre, chi più chi meno, frequentato la Chiesa e le attività parrocchiali, come la maggior parte dei ragazzi mi sono allontanato dalla Chiesa e dalla fede, finché in un momento di crisi personale profonda in cui non riuscivo più a distinguere e capire in che direzione stavo andando ho conosciuto una persona che piano piano, a piccoli passi, mi ha fatto riavvicinare alla fede. Credo che fondamentali per la mia conversione allora siano state le persone che il Signore mi ha sempre messo davanti, le quali mi hanno testimoniato la loro esperienza di Cristo e come Lui abbia stravolto le loro vite. Ed è stato proprio grazie all’aiuto di queste persone che, dopo aver fatto esperienza dell’amore di Dio nella mia vita, ho aperto gli occhi per accorgermi che ero fermo, come immobilizzato, che lo stile di vita che avevo intrapreso ormai non mi si addiceva più e che, come dico ogni volta, non stavo vivendo ma cercando di sopravvivere. Penso che in questi anni ciò che è stato fondamentale è aver sperimentato la gioia di sentirsi figli amati in ogni aspetto e momento della vita.
In questo tempo di cammino sinodale della Chiesa locale quali sono le tue aspettative?
Reputo il Sinodo una cosa positiva per la Chiesa. Credo che spesso ci sia bisogno di fermarsi e riflettere su quello che ci viene detto e che spesso diamo per scontato. Abbiamo sempre più bisogno di un momento per pensare in un mondo che ormai è così caotico e frenetico e che, a volte, ci fa perdere il senso dell’orientamento. Il Sinodo che la nostra Chiesa di Pistoia, e non solo, ha intrapreso in questo senso può essere un modo per rendersi conto di quanto fatto fino ad adesso e poter ripartire per migliorarsi ed essere sempre più aderenti alla Parola e alla volontà di Dio.
Da quello che ho avuto modo di condividere ed osservare, anche nella parrocchia dove sono a svolgere il mio servizio pastorale (San Biagio in Cascheri), mi rendo conto che per molte persone questo Sinodo è effettivamente un modo per confrontarsi e apportare il proprio contributo in un clima di ascolto reciproco e scevro da giudizi.
Qual è il messaggio che vorresti dare e che ti sta particolarmente a cuore?
Vorrei solo dire di non aver paura di saltare, di mettersi in gioco, di fidarsi di Gesù. Anche se tutto intorno sembra andarci contro o sembra crollare, anche se si ha la sensazione che la terra sotto i nostri piedi stia crollando credo sia importante tenere accesa la lampada della speranza e della fede con la consapevolezza che se si è in un periodo buio il Signore è lì accanto a noi. In questo senso mi aiuta molto leggere una poesia di un anonimo brasiliano che si intitola “orme sulla sabbia” e soprattutto la parte finale in cui, dopo che all’autore sembrava di aver attraversato tutto da solo il momento di difficoltà, il Signore prende parola e dice: «Figlio mio, Io ti amo e ti dissi che sarei stato con te durante tutta il tuo cammino e che non ti avrei lasciato solo neppure un attimo, e non ti ho lasciato… i giorni in cui tu hai visto solo un’orma sulla sabbia, sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio». Forse più che un messaggio vorrei fare a tutti un augurio: come per me è stato fondamentale farmi prendere per mano dalla Vergine Maria per arrivare a Gesù, auguro anche a voi di poter sperimentare l’Amore di Dio nella vostra vita: lasciatevi portare per mano, lasciatevi guidare come direbbe san Giovanni Paolo II «aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo» e non perdete mai la speranza.
Come proseguirà il tuo servizio nella Chiesa?
Dopo l’ordinazione diaconale continuerò il mio percorso in vista del sacerdozio continuando il mio servizio pastorale nella parrocchia in cui sono San Biagio in Cascheri aiutando il parroco, don Patrizio Fabbri, nel suo servizio. Per quanto sarà possibile sarò a disposizione per dare una mano in diocesi là dove vi sarà necessità di un aiuto. Inoltre, insieme a don Ugo Feraci, cercheremo di dare continuità, grazie anche all’aiuto di un piccolo gruppo di valide persone, ad un ufficio pastorale che abbiamo la volontà di rimettere in piedi ovvero il Centro Diocesano per le Vocazioni (CDV). Siamo mossi dalla necessità di voler far riscoprire che ogni aspetto della vita cristiana è vocazione
e che, anche nelle scelte fondamentali della nostra vita, siamo chiamati a vivere e scegliere cristianamente.
Daniela Raspollini