L’impegno dei giovani, la forza del volontariato

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Storia di due ragazze attive nelle realtà della nostra diocesi: Anna, diciannovenne del Maic e Giorgia, volontaria alla Caritas Diocesana

Quella di Anna è una storia di volontariato che, pur nella sua giovanissima età, ha radici profonde e ben salde in tutto il percorso della vita. Con il numero di questa settimana ci piace condividere qualche buona notizia, come non può essere altrimenti definito l’impegno nel volontariato da parte di molti giovani che silenziosamente, ma con una forza straordinaria, sono decisivi nel portare avanti tantissimi servizi. Dopo le problematiche, le difficoltà che tanti giovani affrontano nel percorso di crescita – con un focus su quelli scolastici – vogliamo andare a raccontare invece le storie di chi con costanza ed impegno ci trasmette anche una parte differente della realtà giovanile che ci circonda.

Partiamo quindi dalla testimonianza di Anna Di Pace, una maturità appena fatta e tanti anni di esperienza in una realtà del nostro territorio, la Fondazione Maic, con oltre 4 anni di servizio e tante attività svolte assieme agli ospiti della struttura pistoiese.

Anna, come ti sei avvicinata al mondo del volontariato?

Per me è stato un avvicinamento molto naturale: entrambi i miei genitori sono volontari e fin da piccola ho passato molto tempo con persone con disabilità. Non c’è stato quindi nessun impatto, ma la prosecuzione di qualcosa vissuto quotidianamente. Se devo trovare un momento che, però, mi ha ulteriormente spinto è senza dubbio l’aiuto di una ragazza con sindrome di Down che ai tempi delle scuole medie, con una spontaneità limpida quanto trainante, decise che saremmo state amiche. È stato così e, a distanza di tempo, lo è ancora. Lei mi ha aperto gli occhi ad un altro livello: se prima i casi di disabilità non mi intimorivano, questa amicizia mi ha spinto a cercare di comprendere e di capire ancora di più. A 14 anni ho iniziato il mio percorso all’interno della Maic, superando il periodo Covid e continuando fino a quest’anno in cui ho svolto la maturità.

Cosa diresti ad altre ragazze e ragazzi che vorrebbero intraprendere il percorso nel volontariato?

Direi innanzitutto che è faticoso, è bene essere chiari ed ammettere che non è semplice. Però tutto quello che si dà, l’impegno che il tempo, è niente rispetto a tutto quello che si riceve. Uno scambio che, spesso, avviene in tempi  differenti: dopo le esperienze, vissute a pieno, capita di ritornare a casa e di ripensare ai momenti di gioia condivisa vissuti in precedenza. C’è un ritorno che è immensamente più grande e non ha limiti spazio-temporali. Fortunatamente in questi anni mi è capitato anche di vedere molti adulti che si sono avvicinati al mondo del volontariato, portando le loro esperienze e mettendosi a  disposizione.

Vedi ancora il volontariato nel tuo prossimo futuro?

Come detto, quest’anno ho concluso il mio percorso di  studi superiori con la maturità ed al momento non so quale sarà il mio percorso nel prossimo futuro. Quel che so è che di sicuro proseguirò l’esperienza del volontariato, anche se non so dove, perché so che il tempo che sto dedicando agli altri in realtà lo sto investendo anche sulla mia crescita personale.

Il servizio civile, un’esperienza che forgia il carattere

Anche il percorso di vita di Giorgia Gaiffi intreccia, fin da giovanissima, il mondo del volontariato. Un’attività portata avanti anche con un’esperienza di servizio civile di un anno presso la Caritas diocesana di Pistoia.

Il servizio civile svolto alla Caritas è stata la tua prima esperienza di volontariato? Come ti sei avvicinata?

Il volontariato in famiglia è stato sempre presente. Viviamo a Santomoro e fin da piccola sono stata coinvolta assieme ai miei genitori e ai miei nonni nelle attività di supporto alla parrocchia, ma anche in altre realtà della nostra comunità. Il mio avvicinamento alla Caritas però è stato, per certi versi, casuale: dopo un tirocinio curricolare universitario, all’interno del mio percorso di studi in relazioni internazionali, svolto in una cooperativa, dove mi sono occupata anche di aspetti che riguardano l’assistenza ai migranti, l’avvicinamento a Caritas è stato naturale, essendo una realtà del territorio protagonista nell’aiuto e nell’assistenza alle persone in difficoltà.

Cosa ti ha lasciato questa esperienza?

Ho avuto modo di fare un intero anno presso la Caritas diocesana ed è un’esperienza che consiglio assolutamente perché è un percorso che arricchisce, sia dal punto di vista professionale che umano. Le persone che abbiamo aiutato, li altri volontari, i vari responsabili tutti mi hanno lasciato qualcosa che porterò con me. Un’attività impegnativa che mi ha permesso di comprendere come si svolge il lavoro in questo ambito, rafforzando la mia volontà di proseguire, finito il mio periodo nella Caritas, in altre realtà.

Che suggerimento daresti ad una ragazza o un ragazzo che avesse intenzione di intraprendere questo percorso?

Nell’anno trascorso alla Caritas sono cambiata molto sia a livello relazionale, nel confrontarmi con gli altri, grazie anche alle preziose indicazioni delle mie responsabili, che a livello caratteriale, forgiando molto alcuni aspetti della mia personalità. Un percorso che suggerisco di fare e di affrontare cercando di lasciar fuori ogni possibile pregiudizio: entrare in punta di piedi e ascoltare molto, comprendere come funzionano le dinamiche in contesti di questo tipo e rubare con gli occhi quello che succede.

Dario Cafiero

(Tratto da La Vita-Pistoia Sette, dorso diocesano di Avvenire)