Il racconto del pellegrinaggio in Portogallo con i giovani coordinati dalla pastorale giovanile

Negli occhi sono ancora impressi i momenti di un’esperienza – quella delle giornate portoghesi della Gmg – che per molti ha rappresentato un punto di svolta nel proprio percorso di crescita. A distanza di qualche settimana sono tante le testimonianze che ripercorrono quei giorni straordinari.

«Per me, come per tutti gli altri ragazzi de I 3Campanili (Canapale, Badia a Pacciana, San Sebastiano a Piuvica) – ci racconta Manuel – è stata la prima esperienza in assoluto di Gmg. È stato un mix di emozioni: felicità, che ci hanno trasmesso i tanti bambini che ci hanno accolto a Silveira; compassione verso gli altri, per via dei tanti temi toccanti e personali che sono venuti fuori durante i momenti di riflessione; sorpresa, quando abbiamo visto così tante persone riunite in nome del Risorto; vergogna, che per una settimana è sparita, mettendo a nudo i nostri pregi e i nostri difetti; nostalgia dei momenti passati insieme, quando ormai eravamo sulla strada di casa; orgoglio di far parte della grande famiglia di Dio».

«A distanza di alcune settimane dal ritorno – sottolinea Stefano, anche lui de I 3Campanili – alcune domande affiorano nella mia mente: gli interrogativi e le esortazioni sui quali papa Francesco ha voluto che soffermassimo l’attenzione, soprattutto l’invito ad alzarsi e mettersi in cammino, saranno uno stimolo sufficiente alla mia crescita? Penso che la risposta la offre lo stesso Francesco quando ha parlato delle radici della gioia. Il pontefice ci ha invitati a riscoprire chi ha predisposto il nostro cuore alla gioia, magari i genitori, i catechisti, alcuni sacerdoti. Solo se io risponderò sì la Gmg diventerà una Giornata mondiale della Gioia per me e per tutte le persone che ne sentiranno testimonianza».

Una gioia condivisa anche nelle parole di Edoardo. «Sono partito con tanti interrogativi – ci dice – sugli eventi, sull’organizzazione, sulle possibili nuove persone che avrei incontrato. Ero convinto però che in ogni caso, qualsiasi cosa fosse successa, me la sarei portata dentro di me per sempre. Adesso posso affermare con sicurezza che almeno su questo avevo ragione. È stata un’esperienza davvero intensa. Nell’arco di 12 giorni ho provato, più volte, tutte le emozioni che un essere umano può provare. Ho interiorizzato e apprezzato tutte le situazioni, sia quelle belle che quelle difficili, perché sapevo che facevano parte dell’avventura».

«Ogni istante è stato fondamentale – rammenta Tommaso – che fosse il viaggio in autobus per arrivare in Portogallo o le corse per trovare la metro ed arrivare in tempo per tornare a Silveira, la nostra seconda casa dove ci hanno calorosamente accolto. Sento di essere cresciuto, anzi siamo cresciuti tutti insieme in gruppo giorno dopo giorno e in comunione fraterna abbiamo dato un senso a questo viaggio che ci ha indubbiamente avvicinati agli altri e a Dio».

«I giovani a Lisbona – commenta don Oronzo Stella, parroco dei 3Campanili – hanno parlato, forte e chiaro: una settimana “a tutta”, prendendo sul serio ogni aspetto della Giornata mondiale. Dalla festa ai momenti in condivisione di massa ai momenti spirituali, tutt’altro che marginali o tirati via. Li abbiamo visti pregare, confessarsi, calarsi nel silenzio profondo dell’adorazione spesso senza aver pratica di fede. Discutere di ecologia e vita affettiva, prendere dimestichezza con Fratelli tutti e Laudato si’. Fuoco di paglia? Solo se leggeranno nei nostri occhi di adulti il solito sguardo disilluso.

I giovani visti a Lisbona credono davvero di poter cambiare il mondo, cambiando il loro cuore, sanando le relazioni e anche chiedendo conto di quel che diciamo senza farlo. A forza di domande inesorabili, hanno vissuto con slancio una settimana piena di sfide. Non un lamento, un tono eccessivo, uno sfaldamento negli infiniti rivoli della solita presunta autosufficienza. Questi giovani vogliono prendere la loro vita in mano e dirci che non siamo fatti per le quattro sicurezze che anestetizzano i desideri. Sognano in grande, non deludiamoli, riponendoli dentro schemi che li imprigionano o relegandoli al gregariato esistenziale. Ascoltiamoli, perché dentro ricordi di giorni indimenticabili, c’è il loro desiderio che sia tutto vero, che non si sono illusi nell’intuire di poter essere felici aprendosi agli altri, con la vita diventata dono, non più un girare in tondo per ritrovarsi al punto di partenza ma un viaggio con sorprese serie e liete a ogni angolo».

Dario Cafiero

(Tratto da La Vita-Pistoia Sette, dorso diocesano di Avvenire)