La proposta del festival di teologia diocesano illustrata dal direttore della Scuola di formazione teologica

Ritorna quest’anno una nuova edizione dei Linguaggi del divino: il festival di teologia che, a partire dal 2017, ha accompagnato con incontri, conferenze, spettacoli, il percorso della diocesi. Ne parliamo con Andrea Vaccaro, insegnante Irc, docente di filosofia all’istituto teologico della Toscana nonché direttore della Scuola di formazione teologica diocesana di Pistoia.

Professor Vaccaro, quali le novità di questa edizione?

Nessuna novità. Il vescovo quest’anno ha coinvolto la Scuola teologica diocesana nell’organizzazione dei Linguaggi del divino e i docenti che si sono resi disponibili hanno deciso di attenersi a quanto di meglio la Settimana teologica prima e Linguaggi del divino poi erano riusciti a proporre nel corso degli anni. Dallo stile della Settimana teologica, quindi una ‘tre giorni’ serrata di incontri pomeridiani monotematici; dai Linguaggi una serie di eventi più ‘creativi’ e attuali, come laboratori o reading. Tutto nel solco, per così dire, della tradizione più riuscita. Una novità però, a pensarci meglio, c’è.

E qual è?

Il fatto che a scegliere la tematica da affrontare non sia stato il comitato organizzatore.

Dunque chi l’avrebbe scelta?

È stato il Sinodo. Se mi chiedi una novità, ti rispondo che è il Sinodo la vera novità: è dalle attese, dalle aspettative, dalle richieste e dalle riflessione dei gruppi sinodali che la Scuola teologica, nell’organizzare i Linguaggi, ha tratto la sua ispirazione. Come Scuola teologica ci siamo semplicemente lasciati guidare.

Cosa ci dobbiamo aspettare?

Leggendo attentamente il documento “Le attese del Vangelo”, che costituisce la prima parte del Libro sinodale, come Scuola teologica abbiamo notato il ritorno costante di molti temi, ma due in particolare ci sono sembrati riecheggiare con maggior vigore: l’ascolto e la pace. Il tema della pace era ineludibile, ovviamente, anche a prescindere dalle sottolineature dei circoli sinodali, e su questo c’è poco da aggiungere. L’ascolto, invece, è il termine che compare con più frequenza nelle proposizioni sinodali, nel contenuto e negli stessi titoli dei capitoli e dei paragrafi. Questo tema è stato pertanto prescelto, in modo da permettere di attuare nella pratica ciò che a voce è stato così tante volte auspicato dalla Chiesa pistoiese. Una sorta di primissima risposta a ciò che dal Sinodo è stato richiesto.

Ascolto di quali voci?

Ovviamente di quelle più dissonanti: è motivo di gran conforto e conferma ascoltare coloro che la pensano come noi, specie se lo fanno con maggior profondità e competenza, ma il vero ampliamento di prospettive si ha quando si ascoltano coloro che guardano la realtà da punti di vista differenti. E i Linguaggi del divino intende offrire proprio sguardi da versanti molto differenti.

Un’edizione all’insegna delle collaborazioni

Tutti gli eventi dei prossimi Linguaggi del divino sono in collaborazione. «Pistoia – spiega Vaccaro – è famosa per essere molto ricca nell’offerta di eventi culturali, ma è purtroppo anche nota per la frammentazione di queste offerte che provengono da gruppi spesso ristretti e fruite da un pubblico parimenti ridotto. È stata una scelta deliberata della Scuola teologica quella di tentare di ‘fare le cose insieme’. Per una questione di metodo che, speriamo, possa essere seguita in futuro, perché fare insieme il pezzo di strada che ci è concesso di percorrere è sempre lo spirito giusto».