La frase che chiude la nuova esortazione di papa Francesco è sintesi magnifica e insieme drammatica di tutto il documento: «Un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio diventa il peggior pericolo per se stesso». Lo aveva già gridato al mondo Giovanni Paolo II; Benedetto XVI lo aveva ribadito con accenti accorati. Ora è Papa Francesco a dircelo senza mezzi termini. Qualcuno potrebbe pensare che la nuova esortazione apostolica dedicata al cambiamento climatico sia semplicemente un appello ecologico a porvi urgente rimedio. In realtà è molto di più. Perché va alla radice del problema e la coglie esattamente là dove essa è: nella presunzione dell’uomo di fare ciò che vuole di se stesso e del creato; nella sua tracotanza che pensa di sostituirsi a Dio e con il suo potere, moltiplicato dalla tecnologia, presume di sfruttare la terra senza alcun rispetto.
Le roventi parole contro il «crescente paradigma tecnocratico», primo responsabile della crisi climatica, sono lì a dirci dove sta il male. Si tratta, dice il Papa, di una “ossessione” dell’epoca contemporanea: «accrescere oltre ogni immaginazione il potere dell’uomo, per il quale la realtà non umana è una mera risorsa al suo servizio. Tutto ciò che esiste cessa di essere un dono da apprezzare, valorizzare e curare e diventa uno schiavo, una vittima di qualsiasi capriccio delle mente umana e delle sue capacità».
+ Fausto Tardelli, vescovo