Una sintesi del messaggio di papa Francesco per il mese dedicato alle Missioni Sabato 21 ottobre la Veglia di preghiera diocesana presieduta al vescovo a San Paolo

Il 23 ottobre la Chiesa celebra la Giornata Mondiale missionaria. Con don Timoteo Bushishi, responsabile del Centro Missionario Diocesano, approfondiamo il messaggio del Papa per il mese missionario e il senso di questa ricorrenza.

Don Bushishi, quali sono i punti chiave del messaggio di quest’anno?
Quest’anno papa Francesco ha scelto un tema che prende spunto dal racconto dei discepoli di Emmaus, nel Vangelo di Luca (cfr 24,13-35): «Cuori ardenti, piedi in cammino». Il messaggio ripercorre l’esperienza di questi due discepoli che, nell’incontro con Cristo risorto, si trasformano in attivi missionari. Papa Francesco richiama prima di tutto il valore della Parola di Dio per la vita dei battezzati: «La conoscenza della Scrittura è importante per la vita del cristiano, e ancora di più per l’annuncio di Cristo e del suo Vangelo», «Gesù infatti è la Parola vivente, che sola può far ardere, illuminare e trasformare il cuore». In un secondo passaggio del suo messaggio il Papa sottolinea l’importanza dell’Eucarestia: «Occorre ricordare che un semplice spezzare il pane materiale con gli affamati nel nome di Cristo è già un atto cristiano missionario. Tanto più lo spezzare il Pane eucaristico che è Cristo stesso è l’azione missionaria per eccellenza, perché l’Eucaristia è fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa». Infine il Papa ci ricorda l’importanza del mantenere viva la missione con l’impegno di ciascuno e con la preghiera per le vocazioni missionarie: «L’immagine dei “piedi in cammino” ci ricorda ancora una volta la perenne validità della missio ad gentes, la missione data alla Chiesa dal Signore risorto di evangelizzare ogni persona e ogni popolo sino ai confini della terra».

Come è cambiata la missione in questi tempi?
La Chiesa è di natura sua missionaria (cf. Ad gentes, 2). Dal momento che prolunga l’incarnazione di Cristo, la missione coincide e si identifica con la Chiesa stessa. Intesa come attualizzazione delle parole e delle opere Cristo, l’attività missionaria accompagnerà sempre il cammino ecclesiale. Tuttavia, essendo mutato l’orizzonte della missione, è oggi cambiata la figura del missionario e sono cambiati i suoi compiti. L’orizzonte storico-sociale, ma anche teologico, che dà sfondo ai nuovi scenari missionari, è mutato in virtù della globalizzazione, dei flussi migratori, della rivoluzione digitale, del secolarismo, della diversa valutazione teologica che si dà alle altre culture e tradizioni religiose. Lo sviluppo tecnologico ha fatto conoscere la Chiesa, almeno parzialmente, in tutto il mondo, mentre Cristo è diventato una sorta di sconosciuto a molti battezzati. Una prima conseguenza di questo nuovo scenario è che la missione non può più essere legata al paradigma geografico. C’è infatti necessità di missione ovunque si ignori la parola di Cristo, e questa ignoranza non riguarda solo le terre lontane, ma anche le nazioni occidentali. Conseguentemente è cambiata anche la figura del missionario. Nell’immaginario collettivo, infatti, il missionario è uno «che parte», ma la nuova missiologia spiega che è missionario anche «chi resta». Diverso, pertanto, è anche il compito che lo attende, perché oggi chi si impegna nella propria città in un’azione pastorale di efficace contrasto alla scristianizzazione è altrettanto missionario come colui che lascia la sua terra per impiantare nuove Chiese.

Come ufficio missionario quali progetti state portando avanti?
Il nostro compito è stimolare la comunità diocesana a crescere nella sua identità missionaria. Sabato 21 ottobre, alle ore 21 abbiamo organizzato una Veglia Missionaria diocesana presso la parrocchia di San Paolo Apostolo a Pistoia. Sarà presente il Vescovo Tardelli che presiederà la preghiera. Tutti sono invitati.