Giovani a Rondine

L’esperienza aretina sarà protagonista il prossimo 27 ottobre, della quarta giornata dell’edizione ‘23 de I linguaggi del divino, con focus sui progetti di formazione

Sono oltre cinquanta i conflitti attivi nel mondo; non tutti però arrivano alla ribalta delle cronache e solo in pochi riescono a creare quell’urgenza della pace, così attesa ma così poco coltivata. Un’educazione alla pace che Rondine-Cittadella della pace porta avanti fin dalla più tenera età scolastica, perché il rischio di conflitti – verso l’altro ma anche verso se stessi o la famiglia – si può palesare in ogni momento, in particolar modo dopo l’esperienza alienante del coronavirus che ha travolto le abitudini sociali, ed amicali, di molti giovanissimi.

Con Giovanni Rossi, responsabile Scuole di Rondine-Cittadella della Pace, approfondiamo il tema anche in vista della sua prossima partecipazione a I linguaggi del divino, con l’appuntamento previsto per venerdì 27 ottobre, a partire dalle 17.30, presso l’Aula Magna del Seminario Vescovile (via Puccini 36 – Pistoia), assieme alla vicepresidente Paola Butali ed alla responsabile Didattica di Rondine, Stella Ficai.

«Accogliamo quotidianamente ragazzi provenienti da zone di conflitto – sottolinea Rossi – dall’Ucraina alla Russia, da Israele e dalla Palestina, dall’Armenia e dall’Azerbaijan. Non ce ne rendiamo probabilmente conto, ma nel mondo al momento sono stimati circa 50 conflitti, più o meno noti. Nei giorni scorsi ho avuto modo di parlare con un ragazzo maliano che mi raccontava che anche nel suo Paese è avvenuto un attentato terroristico alla fine della scorsa settimana, con decine di morti. Questo ci dimostra come una reale azione di contrasto alla guerra debba passare inevitabilmente da una cultura della pace, non dai soli appelli. C’è la necessità di partire fin dalle scuole per agire tempestivamente nella risoluzione dei vari conflitti, di ogni tipo, si chiami bullismo o discriminazione, per contrastare efficacemente la guerra».

Partire dalle scuole, infatti, non solo per contrastare i conflitti, ma in modo sistematico. «Le parole chiave di Sezione Rondine – prosegue Rossi – sono: relazione, conflitto e gruppo classe. La relazione vissuta, scambiata e rigenerata costantemente tra docente e alunno, dove il conflitto non è visto come una minaccia ma come condizione ordinaria e risorsa potenziale per una maggiore coesione del gruppo classe, il quale così diventa un laboratorio sull’umano accedendo a ogni tipologia di dinamica relazionale».

Relazioni che sono state stravolte, soprattutto per i giovanissimi, nel biennio di limitazioni da coronavirus, che hanno modificato pesantemente anche le modalità e la fruizione delle strutture scolastiche. «Chi arriva in questi anni alla maggiore età – conclude Rossi – ha vissuto il periodo pienamente adolescenziale con le chiusure e le modifiche alla quotidianità imposte dalle misure di contenimento del coronavirus. Momenti che li hanno profondamente segnati, molto più di noi adulti, talvolta creando ulteriori solchi di divisione. Un vuoto che si ripercuote nella difficoltà di avere relazioni e crediamo che sia la scuola uno dei soggetti principali che debba aiutare a colmare tali lacune».

Firmato a fine settembre l’accordo con il Ministero

A fine settembre è stato siglato l’accordo che vede l’impegno del Ministero dell’Istruzione e del Merito (Mim) nella promozione di Sezione Rondine e la diffusione del Metodo Rondine nelle scuole italiane, anche attraverso la creazione di reti nazionali e internazionali. Una sperimentazione che rimette al centro la relazione educativa docente- discente e forma gli studenti alla trasformazione creativa dei conflitti, una scuola realmente inclusiva su più criticità e che possa promuovere la cultura della pace e del dialogo.

Dario Cafiero

(Tratto da La Vita-Pistoia Sette, dorso diocesano di Avvenire)