Come cambia l’approccio al fine vita Aumentano le cremazioni e quanti custodiscono le ceneri in casa. La posizione della Chiesa e la fede nella Risurrezione. Intervista al diacono Marco Baldi

«Tutte le sere passo a benedire i defunti. Raccolgo molte storie e provo ad offrire un ministero di consolazione. Talvolta può essere l’occasione di aprire un discorso sulla fede». Per Marco Baldi, diacono permanente della Fraternità Apostolica di Gerusalemme, le cappelle del commiato della Misericordia di Pistoia sono “l’aeroporto del Cielo”, l’ultima tappa del cammino terreno, prima del volo oltre il passaggio della morte.

«Quando passo dalle Cappelle del Commiato alcune persone – racconta Baldi – vengono davanti alla salma per pregare e fanno tante domande sulla realtà della morte. Alcuni sono anche un po’ arrabbiati con il Signore. Mi sento chiamato a spiegare che questa partenza non è una condanna di Dio, ma un invito a recuperare l’idea che la Creazione sia buona e che il Signore non vuole perdere le sue creature».

«La morte spesso – prosegue il diacono Baldi — sorprende le persone perché viene quasi nascosta, come se tutto non ne parlasse. E quindi oggi ti ritrovi ad affrontarla senza risorse, senza che tu pensi che faccia parte della vita. Soprattutto c’è una vita di solitudine, i dolori sono vissuti da soli, senza un confronto, senza qualcuno che possa aiutarti a gestire qualcosa che ti toglie l’aria».

«Qualcuno – prosegue Marco – è anche mortificato davanti alla morte perché nascono sensi di colpa. Io dico sempre che l’amore non muore, unisce la terra e il cielo e che nella preghiera è possibile trovare le parole giuste».

Oggi l’approccio alla morte attraversa un momento di cambiamento: i cimiteri sono sempre più disertati dalle giovani generazioni e si diffonde la prassi di custodire nella propria casa le ceneri dei defunti. «La cremazione – spiega Baldi – è ammessa ma la Chiesa insegna a non disperdere le ceneri del defunto o a tenerle in casa, piuttosto a custodirle in un luogo benedetto, nel cimitero. In fondo portare le ceneri a casa significa che facciamo fatica a elaborare il lutto, come se tenessimo troppo legate a noi e a questo mondo le nostre radici».  

Nel 2016 una nota della congregazione della Dottrina della Fede (Ad resurgendum cum Christo) ha chiarito la posizione della Chiesa in merito al culto dei defunti, precisando che «mediante la sepoltura dei corpi nei cimiteri, nelle chiese o nelle aree ad esse adibite, la tradizione cristiana ha custodito la comunione tra i vivi e i defunti e si è opposta alla tendenza a occultare o privatizzare l’evento della morte e il significa-to che esso ha per i cristiani», aggiungendo inoltre, che «la conservazione delle ceneri in un luogo sacro può contribuire a ridurre il rischio di sottrarre i defunti alla preghiera e al ricordo dei parenti e della comunità cristiana. In tal modo, inoltre, si evita la possibilità di dimenticanze e mancanze di rispetto, che possono avvenire soprattutto una volta passata la prima generazione, nonché pratiche sconvenienti o superstiziose».

Il “giorno dei morti” per il cristiano non è un giorno di lutto, ma l’occasione per ridirsi che grazie a Cristo, la morte ha un significato nuovo. Con la morte, l’anima viene separata dal corpo, ma nella risurrezione Dio tornerà a dare la vita incorruttibile al nostro corpo trasformato, riunendolo alla nostra anima.

Ugo Feraci

(Tratto da La Vita-Pistoia Sette, dorso diocesano di Avvenire)