Le ferite del territorio e le voci dei parroci dopo i disastri causati dal maltempo in Toscana

Un disastro che ha travolto in lungo e largo il territorio della Diocesi, da Montemurlo a Lamporecchio. Giovedì 2 novembre le esondazioni di torrenti e fiumi hanno messo in ginocchio numerosi paesi e frazioni della piana. Una situazione drammatica che ha interessato le province di Pistoia, Prato, Firenze e Livorno e che nel corso di questi giorni lascia emergere la gravità dei danni. Purtroppo, soltanto del territorio diocesano di Pistoia si registrano tre morti: uno a Bagnolo, altri due a Lamporecchio.
Proprio a Bagnolo si concentra una delle situazioni più gravi. Qui l’esondazione del torrente Bagnolo ha trasformato in un vero e proprio fiume in piena la strada che lo fiancheggia. «Una cosa mai vista da quando sono nato – racconta il parroco don Gildas Sangou –. Ma c’è da essere contenti per la solidarietà della gente». Una notte terribile ha spazzato via tutto e accartocciato le auto una sull’altra. Soltanto il giorno prima,
per la solennità di Tutti i Santi, alla parrocchia di Santa Maria Maddalena dei Pazzi di Bagnolo c’era anche il vescovo Tardelli, arrivato in paese per posare la prima pietra della canonica. Un gesto che diventa, oggi, un punto da cui ripartire per ricostruire una comunità ferita dalla furia delle acque.
Sempre nel comune di Montemurlo, non si contano i capannoni, le cantine e le case allagate. Nella frazione di Oste l’acqua ha raggiunto più di un metro di altezza ed è arrivata anche nella chiesa e nei locali parrocchiali. Tra venerdì e sabato il paese era ancora sommerso. «In parrocchia sono solo – affermava venerdì sera il parroco don Simone Amidei –, non ho voluto nessuno perché in paese tante case sono sotto
l’acqua e quelle vengono per prime. In parrocchia ho fatto io quel che potevo: notte in bianco e tutto il giorno al lavoro. Passata la piena si vedrà cosa è salvabile. Poco prima del tramonto qualcuno provava a camminare per strada ma è pericoloso perché i tombini sono saltati e si rischia di cadere».

A Fornacelle, ha raccontato invece don Jarek Ziarkiewicz, «l’acqua è arrivata in tante case, ma prima di tutto nei fossati e nelle cantine. In chiesa non è entrata. Soltanto in sacrestia per 4-5 cm, mentre nei locali parrocchiali l’acqua ha raggiunto i 50-60 cm». L’acqua si è riversata con violenza anche a Casalguidi dove molte sono le case raggiunte dal fango e dall’acqua. In parrocchia, racconta il parroco don Andrea Mati, «solo un po’ di allagamento in canonica e infiltrazioni di acqua più consistenti per problemi ai vecchi tetti». La situazione si fa più drammatica spostandosi verso Quarrata. «A Santonuovo allagamenti di cantine, mentre a Montemagno – precisa padre Luigi Procopio – c’è stata una frana in una delle frazioni che ha danneggiato due abitazioni con intrusione in casa di fango, sassi e alberi. Le famiglie sono sistemate provvisoriamente presso amici». Qui al lavoro, fin da venerdì mattina, sono arrivati diversi volontari per liberare la strada e le abitazioni da alberi e detriti. Inondazioni a Barba e Ferruccia dove l’Ombrone ha comunque retto alla piena e le chiese non hanno avuto problemi rilevanti. La situazione è critica a Casini, dove il torrente Stella è esondato e a provocato pesanti danni. Anche agli Olmi acqua diffusa, ma nessun danno alle parrocchie. A Catena la forza dell’acqua ha addirittura distrutto una casa e raggiunto il secondo piano di alcune abitazione costringendo all’evacuazione numerose persone.

Don Fulvio Baldi, parroco di Santa Maria Assunta a Quarrata racconta che «la chiesa è rimasta all’asciutto, ma canonica e locali parrocchiali del Centro San Lorenzo sono stati invasi dall’acqua». Pochi danni, per fortuna, alla chiesa di San Giuseppe in Violina, dove la vicina Fermulla, spiega il parroco don Roberto Razzoli, esondando ha allagato i locali della caldaia ma non è arrivata in chiesa. Drammatica la situazione nella città di Quarrata, dove cantine, case, negozi e aziende sono state raggiunte dalla piena. A Seano la furia dell’acqua uscita dal torrente Furba ha allagato mezzo paese pur risparmiando i locali parrocchiali. Sull’altro versante del Montalbano le fortissime precipitazioni hanno causato la tracimazione di fossi e torrenti. Una massa d’acqua che ha trascinato via per qualche chilometro l’auto di due coniugi di Lamporecchio purtroppo deceduti per la furia della corrente.
Fin da subito il Vescovo Fausto Tardelli ha manifestato la sua solidarietà e la disponibilità alla preghiera per le vittime e la gente colpita dal grave maltempo. «Ci siamo subito attivati – ha affermato ai microfoni di Radio Toscana – perché vogliamo che la solidarietà sia molto concreta e pronta. Il primo pensiero va alle vittime. I morti sono una ferita molto grave per la nostra comunità. Siamo vicini ai familiari che hanno subito questa perdita».

La Caritas diocesana, guidata da Marcello Suppressa, è al lavoro per monitorare le situazioni e programmare al meglio aiuti e azioni di volontariato. Intanto, ha anticipato Suppressa in una intervista a Radio Vaticana, la prossima Giornata mondiale dei poveri, in programma per la Chiesa universale domenica 19 novembre, a Pistoia sarà destinata ad una raccolta straordinaria per le popolazioni colpite dal maltempo.
Adesso è l’ora di rimboccarsi le maniche e fare rete, come testimoniano i cittadini, le parrocchie e le moltissime associazioni e realtà di volontariato che si sono attivate per i soccorsi: un segnale di umanità e servizio da cui risollevare tante comunità ferite.

Ugo Feraci

(Tratto da La Vita-Pistoia Sette, dorso diocesano di Avvenire)