Abbiamo celebrato nella Chiesa della Santissima Annunziata il 50° anniversario della Caritas Diocesana. Una storia, quella della Caritas di Pistoia, destinata non solo a curare ferite ma a rimuovere ingiustizie e disuguaglianze che causano e alimentano le povertà. Uno sforzo per cambiare mentalità e formare coscienze, per ricordare che aiutare il prossimo in difficoltà o meno è responsabilità e dovere di tutti. Una celebrazione per dire grazie per quanto “i poveri “ ci hanno dato e insegnato e non soltanto per ricordare quello che noi abbiamo fatto per loro.

È proprio nell’ottica della gratitudine che voglio far memoria di C., la signora che, per più di un anno, è vissuta sotto il porticato del Convento di San Domenico. Ora che non c’è più scopriamo di essere più sole e, con sorpresa, dobbiamo ammettere di aver ricevuto da lei più di quanto noi possiamo averle dato. Una scelta, la sua, quasi impossibile da capire e non condivisibile. Un rammarico per tutte le volte che ha rifiutato i nostri consigli o le nostre proposte. Un incubo saperla al freddo d’inverno, sotto un mucchio di coperte, o d’estate sotto il sole cocente, tormentata dalle zanzare. Irremovibile nella sua ostinazione, fino a pochi giorni fa, quando i suoi polmoni cominciarono a non funzionare più. Avrebbe voluto un’abitazione per sè: due stanze che non siamo state capaci di trovare. Ha voluto vivere “libera” come i piccioni che condividevano con lei la piazzetta antistante. Noi ci siamo sempre astenute dal fare domande sulla sua storia personale e familiare.

Una storia sicuramente triste e pesante, di quelle che non si riesce neppure a raccontare. So, per esperienza, che non tutti i dolori riescono ad essere consolati. Ora, il porticato è stato ripulito e chiuso. Ma noi la cerchiamo ancora, sentiamo il bisogno della sua compagnia e della sua allegria. Non solo abbiamo condiviso il cibo, ma abbiamo ammirato la sua resistenza ai disagi, al freddo, senza mai lamentarsi. Di quell’angolo di porticato ne aveva fatto quasi un salotto.

Amici e amiche non l’hanno mai abbandonata. Grazie all’amicizia accettò il ricovero all’ospedale. Alla sua sepoltura, gli amici c’erano. C’eravamo in tanti e insieme: la mamma, i figli, i compagni di sempre: Marzia, Matteo, Nicola… anche loro nei primi banchi. La morte, a volte, riesce a fare questi miracoli.

Grazie Cinzia, per averci insegnato a non lamentarci mai dei guai della vita. Grazie per le tue risate, le tue gentilezze, per i servizi che ci hai reso, per la compagnia che ci hai fatto. Sei morta in pace, in un letto caldo e pulito, riconciliata con la vita e con la tua famiglia. Ora la mamma e i figli sanno dove pensarti e dove abiti.

Suor Delfina

(Tratto da La Vita-Pistoia Sette, dorso diocesano di Avvenire)