«Nè il cuore degli inglesi nè lo scettro del re / Geordie potran salvare, / anche se piangeran con te / la legge non può cambiare. / Così lo impiccheranno con una corda d’oro, / è un privilegio raro».
Questa antica ballata musicata da Fabrizio De Andrè mi è tornata alla mente a proposito della vicenda della piccola Indi morta pochi giorni fa. I paludati operatori della legge hanno deciso, convinti di avere, loro o la legge, il diritto di decidere della sorte di un essere umano. A loro l’indubbio potere di valutare che la sofferenza di un essere umano è giunta ad un livello insopportabile e che quindi la sua vita può essere troncata con un po’ di anticipo. Convinti persino di fare la cosa giusta e di seguire il migliore interesse di quella bambina.
Possono mai dubitare – queste menti illuminate – se siano proprio loro a decidere quale sia il suo miglior interesse? Non sia mai! Perché mai dover spendere denaro pubblico per accompagnare alla morte un bimbo tra le braccia dei propri genitori alleviando i suoi dolori e dandogli la possibilità di una dolce morte? A che pro tutto questo dispendio di denaro, di tempo, di amore? Ma via! Dove siamo. Quando il destino è segnato, che stiamo a fare, a perdere tempo per infiocchettare la morte?
Discorsi che ci fanno vedere quanto sia atroce la disumanità che si maschera da umanità.
+ Fausto Tardelli, vescovo
(Tratto da La Vita-Pistoia Sette, dorso diocesano di Avvenire)