Il titolo di studio in Diritto canonico conseguito alla Lateranense da Michela Cinquilli, unico avvocato canonista della diocesi
Mercoledì 8 novembre alle 14.00, la dott.ssa Michela Cinquilli nella splendida cornice dell’Aula Pio XI, presso la Pontificia Università Lateranense in Vaticano, ha discusso il dottorato in diritto canonico conseguendo, dopo le sue precedenti Lauree in Economia e in Scienze Religiose, il terzo grado accademico, quello di dottore in Diritto Canonico, con la valutazione Summa cum Laude e pubblicazione integrale della tesi.
Un traguardo molto importante e prestigioso per Michela Cinquilli che le permetterà di continuare quel cammino già iniziato nell’ambito giuridico pastorale, per la comune missione ecclesiale a supporto delle fragilità familiari, che già porta avanti tanto nella diocesi di Pistoia che di Pescia.
Il lavoro è stato realizzato, afferma Cinquilli: «con l’intento di approfondire una delle novità introdotte con la riforma dei processi di nullità matrimoniale operata da papa Francesco con il motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus, promulgato l’8 settembre 2015 ed entrato in vigore l’8 dicembre 2015, nel contesto di una pastorale giudiziaria rinnovata che ad oggi mostra ancora molti ritardi alla sua piena recezione».
Infatti, come ha illustrato nella sua difesa dottorale l’avv. Michela Cinquilli: «la riforma ha decretato ufficialmente la possibilità di uno snellimento del processo canonico, al fine di ridurre la distanza fisica e morale tra le strutture giuridiche della Chiesa e i fedeli, e nello stesso tempo ha incentivato e sensibilizzato a sviluppare una maggiore sollecitudine pastorale e giuridica nei confronti di coloro che versano in situazioni coniugali di sofferenza e incertezza».
Nella ricerca è emerso che, «per favorire la realizzazione nelle diocesi di una struttura stabile di consulenza giuridico-pastorale come organismo di curia, è necessario un costante e concreto impegno dei Vescovi. La responsabilità e il coinvolgimento dei vescovi non riguardano soltanto l’impegno personale ma la preoccupazione e la qualità del servizio di pastorale matrimoniale unitaria. La sinergia e collaborazione tra gli uffici di curia e la pastorale familiare e giudiziaria, abbinata a una maggiore formazione per permettere adeguate conoscenze sulla riforma e sul ruolo pastorale del procedimento canonico, sono le chiavi fondamentali per la fruttuosità della struttura stabile per l’indagine pregiudiziale o pastorale. Senza parlare di una particolare, necessaria e presente competenza professionale unita alla sensibilità umana, pastorale ed ecclesiale, al fine di realizzare un’autentica pastorale della prossimità e dell’ascolto per una reale Chiesa in “uscita”».
«Come più volte evidenziato nel lavoro di ricerca, per consentire l’attuazione di una corretta indagine pregiudiziale o pastorale è richiesto un importante lavoro di coordinamento, di formazione e competenza dei soggetti coinvolti. La triade di soggetti coinvolti in questa rinnovata pastorale matrimoniale (operatori di pastorale familiare, consulenti familiari, consulenti legali) secondo una visione concentrica e sinergica, è chiamata ad operare in forma collaborativa in questo susseguirsi di consulenze sempre più approfondite, per evitare cattivi consigli e approssimazioni dannose per i fedeli».
«L’interrogativo al quale l’avv. Cinquilli ha cercato di proporre una soluzione originale è stata la possibilità di indicare modalità operative anche “creative” che possano risultare congrue per la risoluzione delle criticità, collegate allo sviluppo sinergico di una pastorale matrimoniale unitaria, al fine di ottenere quella promozione della salus, possibile solo se cuore e mente dei Vescovi Diocesani e di quanti con loro cooperano nell’esercizio della potestà giudiziale si conservano docili all’ascolto dello Spirito e a costruire una proposta per la promozione di tale servizio».
(Tratto da La Vita-Pistoia Sette, dorso diocesano di Avvenire)