Cosa può servire per ottenere la Pace?

161

Nel 1937, in occasione di una settimana di preghiere per la pace indetta dai giovani cattolici europei, Luigi Sturzo scrisse: «Se ci fosse una fede viva, quella che trasporta le montagne, noi avremmo la pace di Dio sia nelle nostre anime, sia nella società sia fra i popoli. Allora la nostra preghiera sarebbe esaudita. Ma la fede manca: quanti pensano che basti alla preghiera per la pace?».

Anche oggi, possiamo constatare come manchi la fede che la pace di Dio possa finalmente regnare in ciascuno di noi e nel mondo in cui viviamo. Tale mancanza possiamo forse imputarla, in misura determinante, alla convinzione ormai radicata che la guerra sia ineliminabile, un dato di realtà insuperabile perché intimamente connesso con la natura umana. Luigi Sturzo aveva un’idea opposta, ossia che la guerra,
come tutti gli istituti giuridici, può decadere, può essere superata se solo cesserà di costituire una risposta accettata alle esigenze della vita sociale. Così è stato – ci ricorda il sacerdote di Caltagirone nel saggio «La comunità internazionale e il diritto di guerra», pubblicato nel 1929 – per «molti istituti sociali del passato [che] sono divenuti caduchi e oggi sono reputati come crimini, quali la vendetta familiare, la giustizia privata, […] il duello, la servitù della gleba».

Eppure non mancano le iniziative di preghiera per la pace, anzi talvolta si ha la sensazione che esse si moltiplichino. Ma spesso la nostra preghiera è stanca, ripetitiva, priva di fiducia, come se la guerra e l’ingiustizia ponessero un limite anche all’intervento di Dio. Ma di quale preghiera stiamo parlando? Forse – come disse Sturzo ai giovani cattolici europei, in un’epoca in cui i venti di guerra spiravano non meno impetuosi di oggi – non comprendiamo «che la preghiera non è solo quella di prostrarsi in chiesa e stendere le mani a Dio; ma quella di attuare praticamente quell’amore di Dio e al prossimo che la preghiera esprime».

La vera sfida per tutti noi è allora quella della «preghiera che attua l’amore» e che può smuovere le montagne, a partire da quelle del nostro cuore per giungere, con l’aiuto di Dio, a quelle della diplomazia e degli Stati in armi. Una preghiera capace di farsi amore e di contagiare anche gli animi più sfiduciati e disillusi da un realismo politico che non sa più leggere la storia. Le stesse Scritture confermano come non basti pregare, ma occorra imparare a pregare bene: «Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male », troviamo scritto nel capitolo 4 della Lettera di Giacomo. Una Parola, tuttavia, che non vogliamo assuma in conclusione il tono lapidario di un rimprovero, ma piuttosto, in questo tempo di Quaresima, divenga per tutti noi un messaggio di speranza e di fede, l’invito ad una preghiera feconda che sa generare la pace.

Andrea Mattonelli, Ginetto Piantini, Giuseppe Tormentoni
(Comitato diocesano di servizio del RnS)