La visita “ad limina” per la Conferenza episcopale toscana. Un incontro atteso da 10 anni
Da lunedì 4 a venerdì 8 marzo i vescovi toscani sono stati a Roma per la visita “ad limina”. Un’esperienza iniziata lunedì 4 con circa due ore di colloquio che la delegazione vescovile toscana ha avuto con papa Francesco. Un appuntamento solitamente calendarizzato ogni cinque anni ma che, a causa della pandemia da coronavirus, non avveniva da oltre dieci.
I vescovi – secondo quanto riportato anche da Toscana Oggi – sono stati ricevuti lunedì 4 marzo nella biblioteca privata del Palazzo Apostolico, si sono intrattenuti toccando vari temi della vita della Chiesa e delle singole diocesi della Toscana. Tra le questioni affrontate, la situazione delle diocesi e delle parrocchie, la realtà dei giovani che nell’estate scorsa ha visto una bella partecipazione dalla Toscana alla Giornata mondiale della gioventù di Lisbona, il desiderio di papa Francesco di una Chiesa accogliente per tutti, dove ognuno possa fare il suo cammino di fede. A segnare le successive giornate romane, le celebrazioni nella basilica di San Pietro (martedì), nella basilica di Santa Maria Maggiore (mercoledì), nella basilica di San Giovanni in Laterano (giovedì) e la celebrazione conclusiva nella basilica di San Paolo fuori le mura, la sera di venerdì.
Tra i temi affrontati nei vari incontri anche il dialogo interreligioso, di educazione e cultura, di liturgia e sacramenti, di missioni, di comunicazione. I vescovi sono stati ricevuti anche dal dicastero per l’evangelizzazione, il servizio dello sviluppo umano integrale, la Segretaria di Stato, la Segreteria generale del Sinodo. A ogni diocesi è stata chiesta, in preparazione alla visita, una relazione dettagliata sullo stato della Chiesa locale, firmata dal vescovo ma preparata con l’apporto dei vari uffici e servizi diocesani.
«Una conversazione lunga – sottolinea il Vescovo di Pistoia e Pescia, monsignor Fausto Tardelli, commentando l’incontro con papa Francesco – superiore a quella che mediamente viene riservata alle varie conferenze episcopali regionali, che denota un ottimo clima di conversazione ed ascolto. Siamo tutti intervenuti e abbiamo riscontrato un’altissima attenzione da parte di papa Francesco verso le nostre dichiarazioni con molte domande da parte sua in merito alle tematiche portate all’attenzione». «Un incontro molto familiare e sereno che ci ha arricchito – prosegue monsignor Tardelli – con momenti dedicati anche al confronto su temi di più stretta attualità: ho portato la testimonianza della recente unione in persona episcopi che mi ha visto diventare pastore della Chiesa di Pescia ma anche poter condividere con papa Francesco alcuni degli spunti che stanno emergendo dal Sinodo della Chiesa di Pistoia, che vede proprio in quest’anno la sua conclusione. Ho riportato l’entusiasmo che c’è negli incontri sinodali che vedono il nostro territorio nuovamente impegnato in questo importante cammino partecipativo ad oltre 85 anni dall’ultima occasione, avvenuta nel 1936 in tutt’altra situazione storica e di partecipazione».
«Tra gli aspetti certamente di maggior dibattito ed approfondimento – continua il Vescovo Tardelli – anche alcune delucidazioni su queste unioni in persona episcopi, che nel recente passato hanno visto coinvolti, prima di Pistoia e Pescia, anche altri territori nell’ambito regionale». In tal senso il riferimento è a quanto avvenuto, poco meno di due anni fa, a cavallo dei territori senesi ed aretini con la diocesi di Montepulciano- Chiusi-Pienza unificata a quella di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino nell’unica persona del vescovo, il Cardinale Augusto Paolo Lojudice.
«La risposta del Santo Padre in merito a queste unioni in persona episcopi è stata molto chiara – evidenzia monsignor Tardelli – La soluzione individuata è sempre e comunque rispettosa delle culture locali e del contesto nella quale si colloca l’evangelizzazione. Non si tratta di fare fusioni o accorpamenti fuori luogo frutto di unioni fatte alla scrivania; siamo di fronte ad un cammino di collaborazione che può portare in diverse direzioni ma che certamente deve tendere a valorizzare il patrimonio presente all’interno di ogni Chiesa. Un lavoro faticoso e che ci vedrà impegnati nel calare su ciascuna realtà quello che è il messaggio di collaborazione per dare concretezza a tale percorso, senza forzature».
Dario Cafiero
(Tratto da La Vita-Pistoia Sette, dorso diocesano di Avvenire)