Da una parte resto allibito, dall’altra profondamente amareggiato. Mi direte perché mai, questa volta. È presto detto: in Francia si è messo addirittura dentro la costituzione il diritto alla libertà di scelta in ordine all’aborto. Si è persino festeggiato come di fronte a un progresso della civiltà. Hanno acceso a festa la Tour Eiffel. E in America? Biden ha pubblicamente affermato che per lui il diritto all’aborto è sacrosanto.

Ora io mi domando come sia mai possibile stravolgere così la realtà e piegarla a proprio piacimento. Come si fa a non capire che, comunque lo si guardi, qualunque sia il nome che si dia all’aborto, si tratta sempre di un atto di violenza? Ci vuole così tanto a comprenderlo? Non è come asportare un tumore o roba del genere: è violenza che elimina qualcosa di vivente. Non lo si vuole chiamare essere umano? Anche se non riesco proprio a capire cosa potrebbe essere un embrione che si sviluppa in un essere umano, lasciamo stare. Non si tratta comunque di sopprimere, di scartare, di buttare via un elemento vitale? Non è un atto di violenza? Vogliamo giustamente essere contro ogni violenza. Perché allora accettare un atto di così radicale violenza, giudicandolo addirittura un diritto? E non ci si nasconda come al solito dietro i casi estremi che lasciamo al giudizio di Dio. L’assurdo è scambiare un dramma per un diritto, una violenza per civiltà.

+ Fausto Tardelli, vescovo

(Tratto da La Vita-Pistoia Sette, dorso diocesano di Avvenire)