L’ostinazione delle rose e il tempo presente

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La gelata di questi giorni ci ha colto di sorpresa. Sembra tornato l’inverno, l’aria gelida ci sferza il viso e gli alberi fioriti sembrano cercare di richiudersi per pararsi dal freddo. Quel sole di primavera che aveva fatto sbocciare colori e profumi, ora non riesce a scaldare. Mentre mi rannicchiavo dentro il mio giaccone invernale, ho provato tenerezza per quelle prime due rose purpuree che nel mio roseto si erano aperte alla vita piene di speranza. Ho pensato allora a quante volte ci capitano addosso improvvise gelate che raffreddano e smorzano le nostre attese, le nostre speranze, i nostri progetti. Stagioni fredde e buie a volte ci avvolgono per giorni e mesi. Avevamo aperto orizzonti, sognato sogni di bene, accarezzato prospettive che illuminavano la vita. Improvvisamente, il crollo. Delusione e amarezza. Il freddo della solitudine. La voglia di sparire. E nel mondo? Che terribile gelata stiamo vivendo! Il crepitio delle armi e il sangue che scorre a fiumi. La pace tradita
e annientata. Quali prospettive per il mondo? Quali speranze per le nuove generazioni? Dove sono i nostri sogni di sviluppo e di progresso? Eppure, sento che bisogna fare come le mie due rose nel roseto: ostinatamente restare a sfidare il gelo, colorando il giorno senza arrendersi.
Passerà anche la gelata. Il sole tornerà a risplendere e sentiremo il suo calore entrarci persino dentro le ossa.

+Fausto Tardelli, vescovo