Verso l’appuntamento di Trieste, della prossima 50esima Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, con la consapevolezza che il bene prezioso della democrazia necessita, ogni giorno, di essere curato nelle sue molteplici sfaccettature perché, nel mondo della complessità nulla può essere trascurato. L’incontro di Trieste arriva a tre anni di distanza dall’importante occasione di Taranto che ha dato il via a una serie di azioni che hanno innestato percorsi virtuosi di attenzione al Creato; uno di questi percorsi si sta sviluppando tuttora nel territorio pistoiese dove la Diocesi si è fatta traino di una serie di realtà parrocchiali pronte ad accogliere, in un futuro sempre più prossimo, le comunità energetiche.

Dopo aver riflettuto su storia e futuro, sulle criticità che la democrazia sta attraversando, la Diocesi di Pistoia – in collaborazione con UNAM, Unione Nazionale Avvocati per la Mediazione – ha esplorato un tema che va dritto “al cuore della democrazia”: il dialogo. Dialogo è parlarsi, confronto, apertura verso l’altro, fonte di arricchimento personale.

La questione è come riattivare certi processi in un epoca di grande individualismo, di affermazione del proprio io come origine di diritti imprescindibile con i doveri – che richiamano al “noi” – ormai in declino. La pace è un bene comune e, in un tempo di conflitti internazionali, di grandi lacerazioni sociali con contrasti che sfociano in violenza, emerge in maniera impellente l’urgenza di trovare metodi e strumenti che vadano a ricomporre in maniera generativa le discordie. Innanzitutto prendiamo atto della necessità di uscire dalla polarizzazione tipica della “crisi adolescenziale” – ha chiosato il sociologo Mauro Magatti – e comprendere che mediare nei conflitti è sempre occasione di crescita e di libertà per tutti. La pace si prepara e si custodisce in tempo di pace curando azioni, testi e linguaggio e facendo sì che diventino il nostro stile di vita.

Dentro un conflitto «la pace si fa in tre», ognuno cedendo qualcosa delle proprie pretese come sottolineato dal Cardinale Matteo Zuppi e tenendo di conto che «non c’è pace senza giustizia e non c’è giustizia senza perdono» (papa Giovanni Paolo II). Come cristiani non possiamo sottrarci dal fare un passo avanti per costruire ponti e riallacciare rapporti. Atti che aprono ad un nuovo futuro senza cancellare però il passato. Un impegno audace, per far agire quella Speranza che spera contro ogni evidenza, come esorta San Paolo, ed essere testimoni di speranza che dà speranza. Oggi, andando al cuore della democrazia, ce ne è tanto bisogno.

Renata Fabbri