Antichi canti d’Europa e del Mediterraneo: religioni, percorsi e culture diversi nella chiesa del Carmine Appuntamento domenica 3 ottobre alle 21 con l’Ensemble Dialogo

«Metafora antica della vita, il viaggio apre a una miriade di declinazioni possibili. Lo sappiamo bene noi, popolo che abita un Paese circondato dalle acque che chiamano a mettersi in viaggio per scoprire cosa può celarsi sulla riva opposta, in un movimento generativo di intrecci di culture diverse, idiomi, volti. Parole, canti…».

Francesca Breschi, cantante e animatrice dell’Ensemble Dialogo, racconta così il concerto in programma domenica 3 ottobre alle 21 nella chiesa del Carmine per il Festival I Linguaggi del divino. «Prendendo come stimolo per la nostra partenza il cammino che porta i pellegrini verso Santiago di Compostela, — spiega l’Ensemble Dialogo — vogliamo percorrere anche noi rotte a volte antiche, a volte diverse e insolite, a volte ancora in uso aperte alla preghiera cantata nella penombra di una chiesa, così come ad una danza di gioia su di un sagrato come ringraziamento per il cammino percorso, oppure ai passi cadenzati dell’espressione intima di popoli che, in processione, seguono la statua del santo patrono, ma anche talvolta al sentiero che conduce a un grido sommesso di sofferenza di un popolo in esodo forzato, nascosto in una dolce melodia».

Il concerto di domenica 3 raccoglierà «Tante voci, tante lingue, epoche diverse di uomini e donne: viandanti, viaggiatori in cammino verso il centro del proprio cuore. Per questo viaggio tra parola e canto sono utilizzati materiali antichi provenienti da vari codici come il Livre Vermeill di Monserrat, Cantigas di Santa Maria, canti e musiche pertinenti con il cammino di Santiago, antichi Laudari toscani, canti devozionali paraliturgici della tradizione orale italiana e di Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, e altro ancora. A portare per mano l’ascoltatore sarà un percorso di parole scelte fra scrittori e poeti di ogni epoca e luoghi diversi».

Una proposta arricchita da una strumentazione varia e suggestive: il liuto, l’oud, l’organo portativo, l’harmonium indiano. A suonarli e accompagnarli con la voce Francesca Breschi, Sara Maria Fantini e Giulia Zeetti.

«Anche gli strumenti che suoneremo – spiega l’Ensemble – parlano di viaggi, nel tempo e nello spazio. C’è l’oud, il principe degli strumenti secondo le culture nordafricane e mediorientali, e il liuto, suo diretto discendente medievale e ‘occidentale’, nelle cui corde riecheggiano secoli di incontri e scontri tra cristiani e musulmani per l’egemonia sul Mediterraneo. L’harmonium indiano, invece, è frutto del percorso inverso: brevettato, nella sua forma originaria, nella Parigi del XIX secolo, giunge in India con i missionari europei che lo utilizzavano per accompagnare i canti delle liturgie, finendo per essere integrato nella musica tradizionale autoctona. Come la stella che guida il cammino dei pellegrini, è la percussione a scandire i nostri passi, sulle tracce di strutture ritmiche e melodiche che accomunano popoli e territori distanti.
Infine la voce: non quella lirica che deve poter sormontare il suono di un’orchestra bensì la voce “naturale” che può cantare all’aperto, sul sagrato di una chiesa o all’interno di essa, amplificata da un’acustica sapientemente studiata, così come la voce che canta in una piccola sala accompagnata dal solo suono leggero del liuto o quella dei pellegrini che, esausti, arrivano alla fine del loro viaggio e, felici, intonano un canto di ringraziamento e lode».

L’Ensemble Dialogo lavora insieme da quattro anni, a partire dalla presentazione del lavoro discografico Respice Stellam, presentato nel 2017 presso l’Abbazia di San Miniato al Monte di Firenze. «Il nome — spiegano le tre musiciste — si deve alla capacità di Francesca Breschi, ideatrice dell’Ensemble, di riuscire, attraverso la propria esperienza, a far appunto dialogare mondi, luoghi e repertori apparentemente molto lontani fra loro creando dei legami spazio-temporali di narrazione possibile».