di Daniela Raspollini

Genitori e figli alla prova della pandemia Soluzioni inedite per resistere

Le relazioni familiari hanno assorbito le difficoltà del coronavirus uscendone talvolta rafforzate e in altri casi indebolite, con i figli spesso al centro delle attenzioni ma con la comunità domestica pesantemente modificata rispetto a soli pochi mesi fa. Lavoro, scuola, quotidianità e libertà di movimento sono stati completamente stravolti da una (più che) quarantena dove la famiglia ha rappresentato un luogo sicuro a fronte delle tragiche notizie provenienti da un non meglio definito “esterno”. Un’analisi che torna nelle valutazioni sul periodo che ci siamo appena lasciati alle spalle dall’osservatorio delle dottoresse Daniela Mezzani e Silvana Guiducci, rispettivamente responsabili del servizio di consulenza psicopedagogica e familiare al Centro Sant’Anna di Pistoia.

«Dai primi di marzo – sottolinea la dottoressa Guiducci – ci siamo dovuti chiudere nelle nostre case perché esposti ad un virus molto contagioso che già aveva mietuto vittime. La nostra vita di punto in bianco è cambiata: scuole chiuse, negozi chiusi, attività lavorative chiuse, pronto soccorso, ospedali e farmacie ingolfati, notizie costanti di vittime di giorno in giorno in aumento. Ad aggiungersi a tutto questo delle restrizioni obbligatorie che hanno inciso sulle nostre abitudini e sulla nostra libertà di movimento alla quale eravamo talmente abituati da non farcele apprezzare abbastanza». Parte imprescindibile delle “abitudini” pre–coronavirus, la presenza a scuola per i più giovani, ritrovatisi poi al centro di lezioni in video e la quasi totalità delle attività all’aperto annullate.

«La scuola non è solo il luogo in cui si apprendono nozioni e si acquisiscono competenze – evidenzia la dottoressa Mezzani – che possono essere comunque apprese in luoghi e modalità diverse, è soprattutto il luogo in cui nascono relazioni, si sperimentano modi di interagire, si imparano le regole del vivere sociale legate alla nostra cultura. La chiusura delle scuole quindi ha privato i bambini e i ragazzi di una dimensione educativa fondamentale: quella socio–relazionale». La didattica a distanza, quindi, come soluzione parziale e incompleta alle difficoltà legate all’apprendimento scolastico, ma assolutamente insufficiente soprattutto se si considera il mondo della scuola dell’infanzia.

«Quello della videolezione – prosegue Guiducci – è un modo di comunicare diverso che mette in crisi i bambini più piccoli che non hanno parole per comunicare vissuti ed emozioni. I bambini a volte si sono rifiutati di salutare su Skype i nonni e le maestre mettendo in imbarazzo i genitori. Per cercare di risolvere queste piccole “crisi” tanti genitori si sono dovuti inventare tutto: dall’uso di mezzi tecnologici ai registri comunicativi, fino all’organizzazione degli spazi e dei tempi. Giravano e sono tuttora presenti in rete filmati comico–tragici con mamme che si affannavano a far fare i compiti ai bambini, altri di genitori che regolamentavano l’accesso al Pc e si dividevano tra smart–working e faccende domestiche con bambini saltanti per casa, con gli adolescenti magari spalmati per ore sul letto con il telefono in mano». Una situazione che, in molti casi, non ha fatto che acuire strascichi di complessità presenti ben prima del sopraggiungere del virus e della conseguente quarantena.

«Bambini e ragazzi le cui famiglie erano già in crisi – ribadisce Mezzani – per genitori già separati o in forte conflitto, hanno risentito maggiormente di una situazione che non ha offerto “vie di fuga” se non virtuali. In questo contesto privare bambini e ragazzi della scuola, della palestra, del giro in centro con gli amici ha significato tenerli per giorni interi immersi in un clima di conflittualità». Proprio alla luce di tutte queste riflessioni, le attività del Centro Sant’Anna di Pistoia non si sono interrotte ma si sono rimodulate su nuove criticità. «Queste situazioni in particolare hanno avuto bisogno della nostra presenza – chiosa Mezzani – non tanto e non solo per consigli e indicazioni, ma soprattutto per l’ascolto attento e partecipe e l’aiuto a trovare soluzioni sostenibili con le risorse emotive e affettive disponibili».

«Non dimentichiamo che le famiglie si sono fatte carico di tutto – conclude Guiducci –, dalle piccole riparazioni alla capacità di non far venire meno le funzioni familiari, tra le altre quella di far capire ai figli che abbiamo rinunciato alla libertà in nome della solidarietà e che non esiste libertà senza vincolo e senza fratellanza. La famiglia è stata il nucleo che consentirà la continuazione di questo percorso in tempi successivi e in presenza. La riapertura appena iniziata però non porterà subito alla risoluzione dei problemi presenti nel periodo che ci siamo lasciati ormai alle spalle, ma probabilmente ne incrementerà altri di diversa natura. Il nostro Centro rimane a disposizione ed è aperto di nuovo, anche se in forma per ora ridotta, il lunedì, il mercoledì e il venerdì di ogni settimana».

Aiuto alle donne e alle relazioni in crisi

Il Centro famiglia Sant’Anna, che fa parte della Federazione Toscana e della Confederazione nazionale dei Consultori di ispirazione cristiana, è attivo a Pistoia da ormai 32 anni, essendo stato fondato dal vescovo Scatizzi nel maggio del 1988. Fin dalle origini la missione del Centro è stata quella di dare particolare attenzione alla vita nascente, supportando le donne in difficoltà. Un supporto psicologico e psicopedagogico, oltre alla consulenza familiare e legale. Tutte attività che durante la chiusura imposta il Centro ha proseguito in modo gratuito, sia telefonicamente che in videochiamata.

«Con la collaborazione delle Farmacie Comunali Pistoiesi – sottolinea la dott.ssa Guiducci – abbiamo ascoltato e sostenuto le esigenze personali e familiari di sostegno in questo periodo di crisi». Un’attività video che ha coinvolto anche i più piccoli, ascoltando e accogliendo anche i problemi legati alla quotidianità. Una mamma a inizio pandemia ci ha telefonato per dire “mi sembra di avere un leone in gabbia” a proposito del figlio – ricorda la dott.ssa Mezzani – poi però, costretta a lasciare temporaneamente il lavoro, è riuscita a trovare tempi e spazi per un rapporto più sereno con il suo bambino. I problemi hanno riguardato anche i rapporti tra coetanei: alcune adolescenti hanno lamentato la lontananza dalle amiche dalle quali si sono sentite tradite».

Info: centrofamigliasantanna@virgilio.it.