Tra il serio ed il faceto, intervista al celebre fotografo che racconta come è cambiata la città negli anni

Senza scomodare ovvi quanto banali giochi di parole con il celebre romanzo di Cormac McCarthy, e l’ancor più noto film dei fratelli Coen (con i suoi 4 premi Oscar), l’aggiornamento della classifica sulla qualità della vita pubblicata dal Sole24Ore restituisce una Pistoia quale peggior provincia italiana per la fascia di popolazione anziana, in 107° posizione.

Tra il serio ed il faceto, vista la contingenza elettorale che renderebbe inopportuna qualsiasi serena analisi politica, abbiamo raccolto una voce pistoiese capace di esprimere un punto di vista – partendo da quei numeri ma arrivando a ragionare in modo molto più ampio – mettendo a fuoco anche da lontano, facendo questo da una vita.

Con Aurelio Amendola, pistoiese classe 1938 ed un’esperienza nel campo della fotografia che occuperebbe questa ed altre pagine, le parole sono andate via veloci, tra nostalgie, risate ed una preoccupazione rivolta soprattutto alla Pistoia che sarà.

Maestro Amendola, ha…

Macchè maestro! Mi sposto nello studio così possiamo parlare con calma …

Dicevamo, ha per caso letto la classifica uscita negli ultimi giorni sulla qualità della vita a Pistoia?

Che dire, siamo retrocessi dappertutto: dopo il calcio anche in questa classifica siamo andati di pari passo (ride).

Ma è d’accordo con quel che ne è venuto fuori, si sta così male a Pistoia?

Io ci sto molto bene, guai a chi mi tocca Pistoia! Quando per le mostre sono a giro e mi chiedono “ma dove si sta bene?” io rispondo sempre che sto bene a Pistoia. Nonostante in più occasioni mi sia stato consigliato, soprattutto per la mia attività lavorativa, di spostarmi su Milano, io sono sempre rimasto a Pistoia, durando sì più fatica, ma non pentendomene mai. Me lo ripeteva anche Marino Marini in più di un’occasione: vedi Aurelio, se rimani a Pistoia ti conoscono solo i pistoiesi, se andrai a Firenze ti conosceranno solo i toscani e se andrai a Milano ti conosceranno in tutta Italia”.

Dove vede le principali criticità del territorio?

Penso ai giovani, per loro non mi pare ci siano tante chances a Pistoia. Però c’è da dire che non ci siamo snaturati per rincorrere i turisti; me l’ha detto anche in un’occasione Antonio Paolucci: siete fortunati voi a Pistoia a non essere invasi da quelli con le bandierine!

Ed allora ipotizziamo abbia a disposizione una macchina del tempo e possa tornare indietro a riprendere un “qualcosa” della Pistoia della sua gioventù: cosa – o chi – porterebbe con sé?

Ne sono andati via tanti di quelli che ho conosciuto e che riporterei. Sono stato amico di Bolognini, Agenore Fabbri… ecco, forse porterei con me la vitalità culturale che si respirava a Pistoia in quegli anni. Organizzavamo mostre importanti, grazie al lavoro di personaggi come Bruno Corà o Chiara D’Afflitto con Palazzo Fabroni che era un po’ il fulcro di tutto questo fermento. Venivano da tutta Italia a visitare le mostre di Pistoia; ecco, quello è un elemento che probabilmente vorrei riprendere e veder nuovamente attivo in città. Dobbiamo rilanciare con ancora più forza la cultura e, ovviamente, non farci scappare le opere di Marino Marini.

Un’ultima domanda: quale sarebbe la sua prima richiesta alla futura amministrazione comunale, la sua priorità?

Lo sanno tutti: non mi toccate Marino, non vi fate scappare Marino Marini sennò vi rincorro con il forcone!

Dario Cafiero