di Dario Cafiero

La decisione dell’Agenzia nazionale del farmaco (Aifa) di non rendere obbligatoria la prescrizione medica per le minori che richiedono la cosiddetta “pillola dei 5 giorni dopo” ha rapidamente riscontrato alcuni plateali incoraggiamenti, non ultimo quello del consigliere che più preferenze ha raccolto nelle ultime elezioni regionali in Toscana, Jacopo Melio. In una sintetica esultanza alla notizia – apparsa con la Determina dell’Aifa – affidata ai social network, il neo–consigliere regionale relega l’avvio della gravidanza ad “inciampo” (virgolettato così come riportato nel post apparso su Facebook) contrapponendolo alla vincente “autodeterminazione” possibile grazie all’assenza di ricetta medica ed enfatizzando il tutto con un più che generico ed inflazionato “viva la vita, viva l’amore, quello giusto”. Il tutto senza affidare nessuna riflessione anche solo all’educazione in materia o alla stessa raccomandazione che l’AIFA ha posto in calce alla decisione, cioè del fatto «che non sia un farmaco da utilizzare regolarmente», in una nota stampa che – a sua volta – sottolinea l’importanza di una corretta e completa informazione in materia di gravidanze adolescenziali alle minorenni. Elementi, questi ultimi, emersi in larga parte già nei commenti degli stessi utenti Facebook che seguono da tempo Melio e che probabilmente costituiscono il cardine di una riflessione necessariamente più approfondita sulla materia, da non derubricare a tifo politico con dichiarazioni più simili a testi di striscioni che ad analisi da consigliere regionale.

La complessità dell’argomento, qualsiasi sia la posizione in merito, dovrebbe infatti portare a valutazioni meno istintive verso quello che è un problema di salute pubblica, sempre per citare le indicazioni dell’Aifa, in particolar modo dovrebbe avere maggiore articolazione il pensiero di chi andrà ad avere un ruolo in un’istituzione che la sanità la gestisce a livello territoriale. Ridurre la somministrazione della “pillola dei 5 giorni dopo” ad un tema buono per aggiornare quotidianamente la propria presenza mediatica sui social dopo una competizione elettorale è un contributo senza dubbio insufficiente, pur cercando di recuperare in parte tornandoci successivamente.

La creazione di una coscienza nei minori non può avvenire in base al “tifo” su di una posizione, ma dovrebbe comprendere percorsi formativi per fornire alle adolescenti tutti gli elementi in grado di poter agire con cognizione di causa.