di Piero Bargellini

Wembley, finale Italia Inghilterra, 70.000 tifosi inglesi e 6.000 italiani. Le telecamere riprendono più e più volte la curva italiana dalla quale spunta sempre il solito cartello scritto a mano sul cartone: “Ciao Mamma”. Siamo pronti a scommettere che nel resto dello stadio non c’era alcun cartello con “Hello Mom”. Un bamboccione, direte voi, tra tanti omaccioni. Nemmeno per caso. A fine partita, con i festeggiamenti ancora sul campo, a chi ha telefonato Chiesa? Alla Mamma, ovvio; dal labiale si capiva benissimo e non credo sia stato il solo.

Dieci anni fa Balotelli dopo una felice incursione nell’area avversaria si tolse la maglia ed esibì a favore di telecamera, pettorali, bicipiti e addominali. Dopo mezz’ora fece gol e non festeggiò con i compagni ma andò ad abbracciare la mamma a bordo campo. La mamma per noi italiani è “la mamma” anche quando siamo cresciutelli, tanto che ci sembra che gli inglesi, i tedeschi, gli americani e tutti gli altri insomma, siano nati sotto ad un cavolo. Un’offesa grave è rammentare il mestiere della mamma. Alberto Sordi nel film Tutti a casa, dopo l’8 settembre in abiti civili e con i suoi ex soldati incontra una pattuglia tedesca. Un teutonico, caricando la mitragliatrice, esclama: «Italiani figli di puttanen». E Sordi: «ha chiamato mamma, scappiamo». Ma quando la mamma non fa la mamma, questa, nell’iconografia popolare, è severamente punita. È di quasi un secolo fa (1928) la canzone Balocchi e Profumi che ancora tutti conoscono, la cui morale punisce la mamma che «porge il labbro tumido al peccato»; solo sul letto di morte riconosce il suo errore, come se i “Balocchi” avessero potuta salvare la piccina. Mai che una volta si dica «babbo, che bello» come espressione generica di meraviglia, mai! Sempre «Mamma, che bello». Oppure come invocazione per una paura: «Mamma mia!».

I Padri di solito assenti, non sono rammentati sia nel bene che nel male ma nemmeno condannati per aver accettato (o sollecitato) quel «labbro tumido peccatore». Semplicemente ignorati, salvo il 25 Dicembre quando c’è da scartare i regali portati da un Babbo ipotetico. In tempo di parità di genere occorrerà farlo presente alla ministra Elena Bonetti, titolare del Ministero. Ministra? Mah? Secondo me la parola Ministro una volta era indeclinabile, ma ora con il cambio del lessico secondo la moda tutto è possibile.

Finirà che all’Opera ci ritroveremo “la soprana e la contralta” e sulla carta di identità “Genitore uno e Genitore due”, ma, state tranquilli, continueremo a chiamare semplicemente la mamma al telefono dopo la partita di calcetto.