di Veronica Bucelli

Continuiamo ad essere impreparati di fronte ai drammi della pandemia globale. Numerose sono le problematiche che stanno emergendo, specialmente in questi giorni in cui i contagi aumentano. Dalla Montagna Pistoiese giungono proteste in merito alla mancanza di alloggi messi a disposizione per le badanti di ritorno dai loro paesi di origine, che in molti casi, in base alle vigenti direttive, devono essere sottoposte al cosiddetto isolamento fiduciario e al tampone prima di poter tornare ad accudire gli anziani.

Roberto Filoni, la cui madre è assistita da anni da una badante, racconta i disagi della situazione: «La badante doveva andare in Romania per motivi personali, pertanto al suo ritorno avrebbe dovuto seguire la prassi dei 14 giorni in isolamento fiduciario – continua – ci siamo mobilitati per tempo alla ricerca di un alloggio, prima che la badante partisse, e fin da subito ci sono state delle difficoltà. Le agenzie ed i privati non affittavano per periodi così brevi, quindi – racconta Filoni – ho deciso di rivolgermi all’amministrazione locale. Il Comune di San Marcello Piteglio mi ha risposto dicendo che ero stato il primo a porre il problema, che si sarebbero informati e che poi mi avrebbero fatto sapere. Le risposte tuttavia non sono arrivate e la badante stava per rientrare in Italia. – A questo punto – ricorda Filoni – ho deciso di contattare don Cipriano – Parroco di San Marcello – sempre attento e disponibile ad aiutare le persone in difficoltà – continua – e la sua disponibilità è stata immediata. La comunità religiosa si è mobilitata subito, inoltre aveva già affrontato altri casi come questo, mettendo a disposizione un appartamento della Parrocchia. I drammi di questa vicenda tuttavia non sono ancora finiti.

Roberto Filoni lamenta – la badante continua ad essere in isolamento avendo superato i 14 giorni per il mancato arrivo del tampone – continua –. Sono grato a don Cipriano che continua a darle ospitalità e soprattutto – ci tiene a puntualizzare Filoni – si è dimostrato sempre attento alla persona in quarantena, assicurandosi che stesse bene. Una situazione di forte disagio al quale, in questo caso, si sono aggiunte alcune mancanze da parte della stessa Asl, indubbiamente a seguito all’aumento dei casi e della maggiore pressione sulla sanità locale. Da questa storia emerge indubbiamente un vuoto da parte dell’amministrazione nell’attuare la normativa: si impone la quarantena a queste persone senza tuttavia creare le condizione per cui ciò possa accadere. Cosa sarebbe accaduto senza l’atteggiamento caritatevole di don Cipriano e della Parrocchia? In altri casi cosa è successo? Viene il dubbio che in molti casi non sia stata eseguita la prassi cautelare.